Sri Lanka, le sofferenze della popolazione "dimenticate dal mondo intero"
La denuncia viene dal Jesuit Refugee Service, che sottolinea le drammatiche situazioni presenti nel nord e nell'est del Paese: violenza, fame ed inedia affrontate dalla comunità internazionale "con dei comunicati stampa".
Colombo (AsiaNews) La popolazione intrappolata nelle zone di guerra dello Sri Lanka "affronta fame, bombardamenti e morte fra paura e disperazione" ma sembra "che il resto del mondo li abbia dimenticati tutti". Lo denuncia il Jesuit Refugee Service (Jrs), che chiede alla comunità internazionale di "rivolgere la sua attenzione alle sofferenze infinite" che vivono gli abitanti della parte nord ed in quella est del Paese.
Una religiosa di Jaffna scrive: "Abbiamo perso del tutto la nostra libertà. Non possiamo muoverci, parlare, lavorare, educare i bambini. Viviamo fra tensione, paura e frustrazione. La guerra, le bombe e la fame sono il nostro unico futuro?".
Per p. Vinny Joseph, direttore del Jrs, oggi "la domanda che si pongono tutti è una sola: che ruolo hanno la missione di controllo dello Sri Lanka, le Nazioni Unite e la comunità internazionale? Vengono emanati tanti comunicati stampa, ma non si decide alcuna azione concreta per aiutare coloro che soffrono":
Queste domande vengono poste dai gesuiti proprio mentre il Paese sprofonda sempre di più nella guerra civile. L'ultimo omicidio politico si è verificato ieri nella capitale: qui è morto Nadarajah Raviraj, parlamentare Tamil ucciso insieme alla sua guardia del corpo, mentre a Vakaraj, est del Paese, uno scontro fra Tigri ed esercito è costato la vita per un gruppo di civili innocenti. Il Jrs "condanna il massacro di civili, che non può più essere tollerato o ignorato".
Secondo un portavoce dell'esercito regolare "è stata in effetti colpita una zona popolata da civili, ma è colpa delle Tigri che li usano come scudi umani".
Il p. Joseph dice che "fino ad ora, non abbiamo ricevuto alcuna notizia dagli insegnanti del Jrs che lavorano nei campi colpiti. La situazione di Vakaraj è veramente drammatica: le Organizzazioni non governative non si possono recare sul posto e sono almeno 10 giorni che non vengono inviate razioni alimentari".
Se possibile, la situazione è ancora peggiore a Jaffna, isolata dalla chiusura dell'unica strada che la collegava al resto del Paese e senza cibo o carburante. Il prezzo dei generi alimentari di prima necessità è schizzato, moltiplicandosi di 4 o 6 volte, ma anche per chi ha i soldi le razioni sono finite.
Secondo la lettera della religiosa "la fame e l'inedia sono visibili nei volti delle persone. Dalle 3 del mattino si mettono in fila davanti ai negozi, ma la mancanza di cibo ha creato tensione e scontri nelle strade. Iniziamo a perdere i valori che da sempre portiamo cari nel nostro cuore".
La mancanza di cibo è però "solo uno degli orrori che vive la popolazione di Jaffna. Ogni giorno affrontiamo un misto di omicidi, rapimenti, stupri, rastrellamenti, arresti ed altro ancora. La presenza di soldati armati è visibile ovunque".