Sri Lanka, il gruppo Adani si ritira dai mega-progetti eolici
L'accordo - stipulato con Wickremesinghe lo scorso maggio - prevedeva la realizzazione di due impianti eolici a Mannar e nel villaggio di Pooneryn. Il governo di Dissanayake ha ritrattato per ridurre i costi a causa della crisi e dopo l'accusa di frode al miliardario indiano. Esultano gli ambientalisti: "Evitati rischi per pescatori e uccelli migratori".
Colombo (AsiaNews) - Il Board of Investment (BOI) dello Sri Lanka - ente che dal 1978 promuove gli investimenti nell’Asia meridionale - ha ricevuto da Adani Green Energy Limited la comunicazione della decisione di “ritirarsi rispettosamente” dal progetto che prevedeva la costruzione di due impianti eolici nel Paese. Lo scorso maggio il ramo che si occupa di energie rinnovabili del conglomerato multinazionale indiano Adani Group aveva infatti firmato un accordo con il presidente ad interim Ranil Wickremesinghe. I due progetti eolici e gli impianti di trasmissione - nella città di Mannar e nel villaggio di Pooneryn - avrebbero comportato un investimento di 442 milioni di dollari.
Il passo indietro è avvenuto dopo che a gennaio il governo ha avviato colloqui con l’Adani Group per ridurre il costo dell'energia nei progetti da una cifra precedente di 0,08 dollari a circa 0,06 dollari o meno per al kilowattora (kWh). Secondo un portavoce di Adani, infatti, il gruppo si è ritirato dai progetti perché “finanziariamente non sostenibili”. “La questione è stata discussa in seno al consiglio. È stato deciso che, pur rispettando completamente i diritti sovrani e le decisioni dello Sri Lanka, la società si sarebbe gentilmente ritirata”, si legge nella lettera inviata al Board of Investment questa settimana.
Sempre nella dichiarazione, l’Adani Green Energy Limited ha affermato di essere ancora presente in Sri Lanka, restando disponibile per future collaborazioni se il governo di Colombo lo desidera. L’Adani Group è anche coinvolto nella costruzione di un progetto portuale da 700 milioni di dollari nel più grande attracco navale del Paese, a Colombo. Il nuovo governo di Dissanayake aveva riesaminato i progetti con la multinazionale dopo che, a novembre, le autorità statunitensi avevano accusato il fondatore miliardario Gautam Adani e altri dirigenti di far parte di frode, con pagamenti di tangenti per assicurarsi contratti di energia solare.
Lo Sri Lanka, che si trova ad affrontare sfide finanziarie e a sopportare gravi interruzioni di corrente e carenze di carburante della crisi economica del 2022, sta accelerando l’adozione di energia rinnovabile per proteggersi dall'aumento delle spese del carburante importato. L’Adani Group è stato il primo investitore straniero ad arrivare in Sri Lanka dopo la crisi finanziaria. “Lo Sri Lanka si trova oggi ad affrontare una grave crisi energetica. L'unico modo per trovare una soluzione a questa crisi sono i parchi eolici e le centrali idroelettriche. Il progetto Adani è solo uno di questi”, ha spiegato ad AsiaNews l'ambientalista Sajeewa Chamikara.
“Lo Sri Lanka non è ancora pronto come Paese a soddisfare il nostro fabbisogno energetico e non abbiamo una direzione per costruire una politica sul processo di produzione energetica e sull'efficienza energetica”, ha aggiunto. Evidenziando quanto allo stesso tempo questi siano progetti a forte impatto ambientale. “Nell'isola di Mannar è stato dimostrato come la costruzione di una centrale elettrica di questo tipo influirà sull'industria della pesca, con significativi impatti sulle persone che vivono sull’isola di Mannar. Sulla base di questi aspetti, la società si sta ritirando dal progetto come risultato”, ha continuato l’ambientalista.
Ma non solo i gruppi ambientalisti hanno agito pressioni che hanno condotto al dietrofront dell’Adani Group. È stato il risultato di una forte pressione da parte di gruppi eterogenei. “Questo dimostra che deve esserci un discorso chiaro su come portare avanti lo sviluppo nel nostro Paese. L'intero Paese deve lavorare insieme senza dimenticare che questa è solo una vittoria temporanea”, ha dichiarato Sajeewa Chamikara.
Anche Hemantha Withanage, presidente del Centre for Environmental Justice (CEJ), ha dichiarato che si tratta di un risultato significativo per i cittadini del Paese attenti all’ambiente. “Il progetto presenta un rischio per gli uccelli migratori e può aggravare i danni delle inondazioni per la comunità locale. Questa scelta dimostra che non dobbiamo sostenere progetti dannosi per l'ambiente e distruttivi per la società, anche se riportano l’etichetta rinnovabile”
“Qualunque siano le ragioni addotte dal gruppo Adani per ritirare il progetto, ci sono diversi casi giudiziari forti che evidenziano i vantaggi ambientali e sociali di tale decisione - ha proseguito -. Altri progetti minerari ed eolici distruttivi nell'isola di Mannar, metterebbero a rischio la protezione della popolazione. La popolazione di Mannar sta già soffrendo per le inondazioni dovute ai progetti di sviluppo esistenti, tra cui la costruzione di energia eolica e di strade”, ha dichiarato Hemantha Withanage ad AsiaNews.
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