Sri Lanka, donne capi-famiglia: senza mariti, case e futuro per i propri figli
Trincomalee (AsiaNews) - In Sri Lanka, le famiglie di alcuni villaggi nell'est del Paese non hanno case, e se le hanno, mancano porte e finestre per ripararsi dal freddo. I bagni sono un lusso per pochi, anche quelli in comune. E le strade che i bambini devono percorrere per andare a scuola - se i genitori hanno i soldi per comprare i libri - non sono illuminate, perché non c'è rete elettrica. Ma questo sarebbe nulla, se non fosse che la maggior parte di queste famiglie ha perso il padre (e marito), morto durante la guerra civile, o scomparso nelle mani della polizia, perché sospettato di essere un terrorista delle Tigri Tamil (Liberation Tigers of Tamil Eelam). Il Women Desk del National Fisheries Solidarity Movement (Nafso) ha pubblicato un rapporto sulle donne di questi villaggi, rimaste sole a mantenere la propria famiglia, senza ricevere alcun aiuto da parte dello Stato. Il titolo del documento è "Valorizzare le donne capi-famiglia. Garantire il diritto alla vita".
In questi mesi, rappresentanti del movimento hanno incontrato 377 donne originarie dei villaggi Pumphuhar, Kilikunjimale, Lovelane, Karamalaiuttu, Vilankulam, Muthunagar, Manayaweli, Salli, Weeranagar e Kappalthurai (Eastern province). L'indagine si basa sulle testimonianze di 171 di loro. Di queste, 102 hanno perso i mariti in guerra, in incidenti o per malattia. Altre 40 hanno visto scomparire i loro coniugi nelle mani delle forze armate. Sette di loro hanno assunto la gestione della famiglia dopo che i mariti sono diventati disabili, per le ferite subite durante il conflitto.
"A Manayaweli - racconta Devahi Sunil - abbiamo grandi problemi economici. Non abbiamo un lavoro, e molte di noi nemmeno una casa. Vorremmo far studiare i nostri figli, ma poterli mandare a scuola è diventato un sogno: i soldi non ci sono. I più grandi, quelli che sono riusciti a diplomarsi, sono ancora a casa perché non riescono a trovare un lavoro". Inoltre, spiega, "da anni non riceviamo più sussidi statali. Quello che chiediamo è un programma di sostegno per i nostri figli; opportunità di lavoro per loro e noi. Abbiamo bisogno di case, e di sapere che fine hanno fatto i nostri mariti".
A Vilankulam vivono 12 vedove. "Tutte loro - sottolinea Sundaram Theresa - hanno grandi problemi economici. Le nostre case non hanno porte, né finestre, e senza lavoro non abbiamo soldi per metterle, o garantire un pasto alle nostre famiglie". A peggiorare la situazione, anche "l'assenza di bagni", per colpa della quale "siamo costretti ad andare nella giungla". I trasporti pubblici non servono il villaggio, così i bambini sono costretti a percorrere 6km a piedi ogni giorno per andare a scuola. Inoltre, dal villaggio alla strada principale manca l'illuminazione elettrica.
Nel villaggio Kappalthurai, spiega Chadrasekaram Kumarajee, "siamo 69 donne capi-famiglia. Altre 12 sono state abbandonate dai mariti hanno lasciato il villaggio per risposarsi. Senza un lavoro, facciamo grande fatica a mantenere i nostri figli e mandarli a scuola".
Secondo Lavena Hasanthi, coordinatrice del Women Desk, "ogni cittadino dello Sri Lanka è responsabile di queste donne e dei loro figli, per valorizzarle e garantire la sicurezza che meritano. Oggi sono loro la parte più vulnerabile della società. Queste famiglie meritano un'esistenza dignitosa".
25/07/2017 14:51
27/02/2017 12:18