Squilibrio nelle nascite, timori di una crisi sociale in Vietnam
Hanoi (AsiaNews/Agenzie) – Il Vietnam potrebbe presto attraversare una profonda crisi sociale, causata da uno “squilibrio nelle nascite”. Per storia e tradizione, il Paese ha sempre avuto un numero di femmine superiore ai maschi; negli ultimi anni si registra invece una “netta inversione di tendenza”, tale da provocare “gravi cambiamenti” come accade già oggi in Cina e in India.
Il campanello d’allarme arriva da una ricerca elaborata dall’Ufficio centrale di statistica vietnamita, secondo la quale “nel 2007 la proporzione fra maschi e femmine è stata di 112 a 100 a favore dei primi”. Una differenza ancora maggiore rispetto all’anno precedente, quando la media della natalità era di 110 a 100 e che supera di gran lunga i dati a livello globale, per il quali il rapporto maschi/femmine è di 103 (o 105) a 100. La ricerca ha inoltre evidenziato che il tasso di nascite maschili si concentra in alcune aree specifiche del Paese, in particolare nelle zone montuose del nord-ovest.
Le ragioni alla base di questo fenomeno risalgono alla tradizionale preferenza accordata ai maschi nel Vietnam, resa ancor più manifesta dalla possibilità che oggi viene lasciata alle coppie di poter decidere del sesso del nascituro. Sistemi contraccettivi e gravidanze mirate permettono ai genitori di portare avanti le gravidanze se il feto è quello di un maschio, e di procedere all’aborto se è una femmina. Una tendenza che si rivelerà in tutta la sua drammaticità in un futuro non lontano: se viene mantenuto il trend attuale, infatti, il rapporto fra maschi e femmine è destinato a crescere a dismisura fino a toccare quota 123/100, come accade già oggi in India o Cina dove è in vigore la pratica del “figlio unico”, che privilegia la nascita di bambini e perpetra la soppressione di feti femminili o l’omicidio delle bambine poco dopo il parto.
Nel giro di una quindicina d’anni, inoltre, gli uomini potrebbero ritrovarsi senza un numero sufficiente di donne con le quali potersi sposare e si vedrebbero costretti a cercare moglie all’estero, oppure a rimanere celibi. Per le donne il pericolo maggiore, invece, è quello di finire vittime del racket della prostituzione o del traffico di vite umane.