15/07/2022, 12.01
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Sport in India: per arrivare in cima servono cultura e investimenti nei vivai

di Alessandra De Poli

Neeraj Chopra, Murali Sreeshankar e Jeswin Aldrin sono le nuove stelle indiane dell'atletica leggera, alcuni dei quali presenti ai mondiali che si aprono oggi a Eugene negli Usa. Ma l'India è il Paese con il peggior rapporto tra popolazione e medaglie vinte alle Olimpiadi. Sembra essere soprattutto una questione culturale e di investimenti sbagliati, ma le cose negli ultimi anni stanno cambiando.

New Delhi (AsiaNews) - Iniziano oggi a Eugene, negli Stati Uniti, i mondiali di atletica leggera. L’India seguirà con attenzione la gara di Neeraj Chopra, giavellottista 24enne che alle Olimpiadi di Tokyo ha vinto un oro (primo in assoluto nell’atletica) scagliando l’attrezzo a 87,58 metri di distanza. Il suo record personale, però, siglato a fine giugno nella tappa di Stoccolma della Diamond League, è ora di 89,94 metri e la barriera dei 90 metri potrebbe essere superata, se non ai mondiali di Eugene, ai Giochi del Commonwealth di Birmingham che inizieranno a fine mese o ai Giochi asiatici di Hangzhou, in Cina, previsti a settembre. I giornali sportivi descrivono Chopra come un “ragazzo della porta accanto” nonostante sia inseguito dalle aziende sportive per contratti di sponsorizzazione e quest’anno abbia ricevuto il premio nazionale “Sportstar of the Year”. 

È una nuova celebrità nel Paese e presto molti altri atleti indiani emergenti potrebbero seguire il suo percorso. Lo stesso Chopra, che ora si allena vicino a San Diego, negli Stati Uniti, ritiene che l’atletica indiana sia in buona salute, soprattutto nel salto in lungo, specialità di cui Murali Sreeshankar, atleta classe 1999, detiene il record nazionale con 8,36 metri, misura saltata ad aprile di quest’anno. A spingerlo è stata la sana competizione con un altro giovane atleta, Jeswin Aldrin, 20 anni, pentacostale, proveniente dal piccolo villaggio di Mudalur, nel Tamil Nadu. In questa stagione è atterrato a solo 10 centimetri di distanza da Shreeshankar, ma Aldrin, che ha saltato anche un 8,37 ventoso (cioè con un vento a favore superiore ai 2 m/s, troppo affinché il salto sia considerato valido) non è stato incluso nella squadra indiana per i mondiali. Allenato dall’ex campione cubano Yoandri Betanzos e mosso dalla grinta di superare il connazionale sembra avere un futuro promettente di fronte a sé.

Tuttavia l’India, sebbene si prevede che nel 2023 superi la Cina come Paese più popoloso al mondo con 1,4 miliardi di abitanti, prima di Tokyo deteneva il record per minor numero di medaglie pro capite vinte alle Olimpiadi, per un un totale di 28 medaglie, le stesse ottenute dal nuotatore statunitense Michael Phelps in tutta la sua carriera. 

Nel corso degli anni gli esperti hanno provato a spiegare con diversi fattori le ragioni dell’insuccesso indiano: nonostante una costante crescita economica trentennale, l’India resta un Paese povero e sprovvisto di infrastrutture. L’esistenza di buoni collegamenti è essenziale quando si tratta di doversi spostare per allenamenti, raduni nazionali e competizioni. Gli alti tassi di malnutrizione infantile e le caratteristiche genetiche sono state spesso chiamate in causa, ma sono ragioni che poi non reggono al confronto con altri Paesi come l’Etiopia, il Kenya o la Jamaica che presentano simili tassi di sottosviluppo.

Secondo gli opinionisti indiani si tratta più una questione culturale. La divisione in caste per decenni ha influenzato il mondo dello sport: le élite hanno sempre considerato le conquiste intellettuali superiori a quelle fisiche e gli studenti che eccellono negli esami hanno sempre goduto di una maggiore copertura mediatica rispetto campioni sportivi. Solo il cricket riceve attenzioni a livello nazionale.

Tuttavia negli ultimi anni, come è evidente dai risultati dell’atletica leggera, le cose sono un po’ cambiate. Dopo le Olimpiadi di Rio del 2016 in cui l’India ha vinto due sole medaglie, il governo e le aziende hanno cominciato a investire nello sport, anche se i finanziamenti si sono rivolti soprattutto ad atleti di punta e non alle piccole federazioni. Diverse ong tentano a colmare le lacune dell'amministrazione locale in ambito sportivo, anche se spesso i loro interventi in aree rurali sono più generalizzati e lo sport rientra nei progetti di cooperazione solo come attività di utilità sociale. Vuol dire che la creazione di una cultura sportiva non è il loro scopo ultimo. E come per le aziende, che nell’ambito di iniziative di responsabilità sociale d'impresa godono di benefici fiscali se investono nello sport, resta un problema di base: è difficile raccogliere fondi per le associazioni sportive in mancanza di un atleta di spicco che possa poi essere considerato fonte di reddito. Per cui gli atleti hanno la possibilità di ottenere uno stipendio solo dopo aver calcato la scena internazionale. 

Per arrivare in cima alle classifiche internazionali la soluzione sembra essere una sola: investire in quella che è considerata la base della piramide, i vivai da cui reclutare i talenti. In altre parole: nelle istituzioni educative, in modo che lo sport diventi parte integrante della vita dei bambini e degli adolescenti indiani. Questo a sua volta permetterebbe alle ong e alle aziende di meglio indirizzare i loro investimenti. Neeraj Chopra si è presentato al campo di atletica solo perché i suoi genitori ritenevano che dovesse perdere un po’ di peso.

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