Sotto pressione il governo vietnamita. Campagna stampa e violenze contro i preti
Hanoi (AsiaNews) – Il governo vietnamita ha rilasciato quattro dei sette cattolici che dovrebbero essere processati per “disturbo dell’ordine pubblico”, avendo issato una tenda per la preghiera davanti alle rovine della chiesa di Tam Toa (diocesi di Vinh). Solo tre giorni fa, il 28 luglio, il gen. Tu, del ministero della pubblica sicurezza, aveva annunciato alla stampa che i 7 avrebbero subito un processo. La temporanea liberazione dei 4 è considerata il frutto della pressione a cui le autorità sono sottoposte nel Paese e nella comunità internazionale. Il collegio dei presbiteri di Vinh ha promesso di continuare manifestazioni fino a che tutti i 7 non saranno liberati.
Il loro arresto è avvenuto il 20 luglio, in seguito a un raid della polizia davanti alle rovine della chiesa di Tam Toa, bombardata dagli americani durante la guerra del Vietnam. Il governo vuole mantenerla come memoriale dei crimini di guerra americani e forse costruirvi attorno una stazione turistica. I fedeli invece vogliono indietro la chiesa che è l’unica costruzione dei cattolici nella zona (v. AsiaNews 21/07/09 - Percosse e arresti per sacerdoti e fedeli nella storica chiesa di Tam Toa). Il raid della polizia contro i fedeli radunati sotto la tenda a pregare a Tam Toa ha causato il ferimento di almeno 100 persone.
Intanto il governo sta dirigendo la sua violenza contro i sacerdoti della zona, accusati di “disprezzo delle leggi del Paese” e di “incitamento dei fedeli a edificare costruzioni illegali” su un sito storico.
Nei giorni scorsi un prete è stato picchiato selvaggiamente; un altro è stato scaraventato dal secondo piano di un edificio ed è in coma (nella foto mentre è curato dai dottori).
La persona più colpita dalla campagna stampa è invece il parroco di Tam Toa, p. Le Thanh Hong, alla cui caccia sono sguinzagliati gruppi di teppisti al servizio della polizia. La diocesi di Vinh è preoccupata per la sua sicurezza perché i teppisti fanno ronde quotidiane gridando che vogliono la sua morte. P. Hong è scomparso da diversi giorni.
Un suo parrocchiano, Nguyen Cong Ly, la cui casa viene usata spesso per servizi liturgici, arrestato il 28 luglio scorso, è stato liberato ieri. Ma temendo per la sua sicurezza, egli è subito fuggito da Dong Hoi (dove abita) a Quang Trach. Ieri sera alle 22 la polizia lo ha prelevato da Quang Trach e lo ha riportato a Dong Hoi, mettendolo agli arresti domiciliari.
I giornali (tutti governativi) montano accuse false contro il sacerdote. Fra questi, vi è il Saigon Liberated che accusa p. Le Thanh Hong di esercitare in modo illegale il suo ministero. Il giornale cita il vice-presidente del Comitato del popolo di Dong Hoi, Bui Xuan Ngau, il quale afferma che “la città non ha mai dato alcuna licenza a nessuna parrocchia dell’area”. Nella zona di Dong Hoi vivono almeno 3 mila fedeli.
Il giornale riporta che “il Comitato del popolo di Dong Hoi ha fatto moti favori ai cattolici, permettendo loro di svolgere servcizi liturgici nella casa del sig. Tran Cong Ly [il giornale sbaglia il nome della persona: si tratta di Nguyen Cong Ly, ora agli arresti domiciliari – ndr]… a condizione che non vi siano più di 70 persone per ogni incontro”.
Con tutto ciò, nota il giornale statale, “per anni Le Thanh Hong [il parroco] ha spesso disprezzato la legge del Paese celebrando la messa anche con un numero maggiore. Egli ha attirato centinaia di persone da altre zone per farle partecipare alla messa domenicale”.
“Oltre a dire messa in modo illegale – continua il Saigon Liberated – egli ha anche distorto la verità e diffuso su internet dichiarazioni deviate”. Per questo il giornale chiede che le autorità lo arrestino e lo condannino a una pena severa.
Secondo informazione di AsiaNews, p. Le Thanh Hong non sa usare né computer, né internet.