Sondaggio: alla vigilia delle elezioni, il 60% degli iracheni ottimista per il futuro
Secondo lo studio dell'Oxford Research International, la maggior parte della popolazione nutre speranze per un miglioramento della propria vita dopo le prossime elezioni e al nuovo governo chiede immediato ripristino della sicurezza.
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) Ottimismo per il futuro del paese, desiderio di democrazia, fiducia in leader religiosi e polizia nazionale, ma non nei partiti politici. Sono gli aspetti più rilevanti che emergono da un sondaggio tra la popolazione irachena condotto a pochi giorni dalle elezioni legislative del 15 dicembre, Il lavoro dell'Oxford Research International mostra un Iraq ottimista, ma ancora fortemente preoccupato per sicurezza e presenza di truppe straniere.
Il sondaggio, commissionato da alcuni grandi network di informazione, si basa su un campione di 1.700 persone in tutto il paese. Lo studio condotto tra ottobre e novembre 2005 - divide l'Iraq in 4 zone: la curda, il centro, Baghdad e il sud. Il 71% degli intervistati dichiara che la propria vita personale è "molto o piuttosto" buona; alla stessa domanda il 29% si esprime invece in modo negativo.
Eccezione al generale ottimismo è rappresentata dalla zona centrale del paese, dove più forte è la presenza sunnita e della "resistenza". In questa area il numero degli intervistati che si sono espressi in modo positivo sono minori che nelle altre 3 zone.
Riguardo alle prospettive future del paese il 64% ritiene che la sua condizione di vita migliorerà, mentre il 12% si aspetta un peggioramento. Sulla situazione generale presente però gli iracheni sembrano avere una visione più negativa. Il 53% ha risposto che la condizione attuale del paese non è buona, mentre secondo il 44% è positiva. Più speranze, però, nel futuro della nazione: il 69% si aspetta che l'Iraq migliorerà a fronte di un 11% che prevede un peggioramento.
Al quesito sulle priorità che dovrà affrontare il nuovo governo il 57% degli intervistati ha risposto il ripristino della sicurezza. Il ritiro delle truppe straniere dal paese è la seconda urgenza evidenziata dal 10%, seguita subito dopo dalla ricostruzione delle infrastrutture nazionali.
Secondo il 50% degli intervistati, l'Iraq ha bisogno nell'immediato di un leader forte, mentre il 28% pensa che sia più importante la democrazia. Questa, invece, diventa prioritaria in un'ottica a più lunga scadenza. Per il 45% degli intervistati quello di cui avrà bisogno il paese nei prossimi 5 anni sarà proprio la democrazia, mentre la necessità di una guida forte è espressa solo dal 31% degli intervistati.
Il bisogno di democrazia non si riflette in una fiducia nei partiti politici, che conquistano le preferenze solo del 25% degli intervistati, i quali al 67% dicono di fidarsi dei leader religiosi e della polizia nazionale.