Solidarietà di cristiani e musulmani verso gli ebrei
Istanbul (AsiaNews ) I vescovi cattolici della Turchia hanno inviato messaggi di cordoglio e solidarietà al dott. Issak Haleva, Gran Rabbino di Turchia e al governatore di Istanbul, l'on. Muammer Gueler. Lo ha detto ad AsiaNews mons. Gorge Marovich, portavoce della Conferenza Episcopale Turca. Nel messaggio al Gran Rabbino i vescovi si dicono "sconvolti dal dolore e condannano il terribile gesto di violenza e terrore". Nel messaggio al governatore, i vescovi rivolgono a lui e a tutta la cittadinanza di Istanbul parole di conforto.
Ieri, le Chiese di ogni confessione e rito, si sono raccolte in preghiera e hanno visitato le sinagoghe vicine. Tutta la popolazione, di qualunque credo religioso, dimostra la propria solidarietà rispondendo all'appello di donare il proprio sangue per urgenti trasfusioni, negli ospedali che raccolgono i numerosi feriti causati dagli attentati. Il governo ha detto che coprirà le spese degli ospedali per la cura dei feriti e risarcirà per tutti i danni subiti nell'attentato.
La comunità ebrea, che in Istanbul conta 20 mila membri, è turca a tutti gli effetti. Con altri piccoli gruppi sparsi sul territorio, ha sempre goduto stima e rispetto e non si è mai sentita calpestata nei suoi diritti e nella sua fede.
L'obbiettivo degli attentati sembra assumere una valenza più ampia e più profonda. Essi sono di fatto una provocazione contro il processo di integrazione e di democrazia nella pluralità di culture e religioni, che già da tempo in atto in Turchia, temuta e non desiderata da frange di estremisti.
Il Primo Ministro Tayyip Erdogan afferma che con questo gesto contro dei cittadini turchi si è voluto colpire la tranquillità, la pace e la stabilità in Turchia.
Con 20 morti (di cui solo sei ebrei) e più di trecento feriti, l'attentato è letto non solo come un affronto contro un gruppo religioso, ma contro tutta popolazione. Le parole più dure giungono dai rappresentanti musulmani, che con decisione prendono le distanze dai gesti terroristi.
L'editoriale di domenica 16 novembre dell'Hurriyet, il quotidiano a maggior tiratura nazionale, dice: "Il terrorismo, ormai, può penetrare in qualunque luogo e ad Istanbul ha dimostrato tutta la sua potenza colpendo persone in preghiera. Un avvenimento grave e aberrante: non ha esitato a scagliarsi contro nostri connazionali, nel momento di maggior fragilità e in cui si è maggiormente indifesi, perché intenti ad affidarsi a Dio nel proprio luogo di culto. Coloro che hanno compiuto questa azione, da qualunque nazione provengano, pur dichiarandosi musulmani, non sono veri musulmani e non possono esserlo, avendo profanato un luogo e un momento sacro".
E più oltre: "Questo gesto è una minaccia alla modernità e alla democrazia e chi vuole questo non può che definirsi barbaro e incivile. Il terrore colpisce Israele e l'America, tanto quanto i paesi musulmani: è un mostro che vuole seminare odio e discordia. Tutta l'umanità deve fare i conti con ciò per non lasciarsi ingannare da questo mostro sparso nel mondo, che ha promesso di bere sangue degli innocenti". (MZ)