Sisma a Java: crescono le vittime, molte zone sono ancora isolate
Jakarta (AsiaNews) – Le squadre di soccorso continuano a scavare fra le macerie delle città colpite dal terremoto di intensità 7,3, che ha colpito l’isola di Java, ma il loro lavoro è frenato dalle strade distrutte e dal maltempo. La Chiesa cattolica ha lanciato una raccolta di fondi e le parrocchie nell’area del sisma sono divenute dei rifugi improvvisati.
Il bilancio dei morti è salito a 57, ma crescerà perché soprattutto a Cianjur, la città più colpita, vi sono ancora decine di dispersi e un’enorme frana ha invaso e fatto crollare interi quartieri.
Almeno 40 persone sono disperse nel villaggio di Cikangkareng, forse sepolti sotto una frana. Polizia, soccorritori e abitanti scavano anche a mani nude alla ricerca di vittime, dato che è difficile far arrivare macchinari pesanti a causa del cattivo stato delle strade.
Per ora si registrano 21 vittime a Cinajur; 10 a Garut; 2 a Sukabumi; 9 a Tasikmalaya; 8 a Bandung centro:1 a Bandung ovest; 4 a Ciamis; 2 a Bogor. In quest’ultima almeno 700 case sono state danneggiate in modo serio. Almeno 110 persone sono ricoverate in ospedale e 10 di essi sono in condizioni critiche.
A Cinajur e Tasikmalaya vi sono migliaia di senzatetto, molti sono raccolti in tende di fortuna, ma altri vivono all’addiaccio, in attesa di riparo.
Il presidente Susilo Bambang Yudhoyono e sua moglie Ani hanno visitato ieri la città di Cianjur, insieme ad altre personalità del governo. La delegazione ha dovuto camminare per due km per raggiungere le parti più distrutte, che rimangono molto isolate.
Il presidente ha donato 5 miliardi di rupie (circa 345 mila euro) alle autorità locali per aiuti di emergenza.
I vescovi indonesiani, mediante l’organizzazione Karina, hanno inviato e distribuito aiuti e operatori sanitari nelle diverse città colpite dal sisma, a Bandung, Cianjur, Tasikmalaya, Bogor e Cilacap nel Java Centrale. Allo stesso tempo hanno aperto una sottoscrizione nazionale per sostenere le vittime del terremoto.
Il segretario generale della Karina, p. Sigit Pramuji, ha anche avvertito che diverse zone sono ancora isolate. Fra queste, vi è l’isola di Nusakambangan, dove a tre giorni dalla scossa non sono riuscite a giungere né squadre di soccorso, né aiuti.
Alcune parrocchie nell’area del sisma fungono da centri di distribuzione per aiuti d’emergenza: spaghetti, acqua minerale, tende. Ma è difficile rifornirle a causa delle strade distrutte. P. Nicholas Agus Nindya dice ad AsiaNews che “occorrono almeno 3 ore per raggiungere la parrocchia nel sud di Garut – una delle zone più danneggiate. Intanto ci ingegniamo a fare qualcosa per i terremotati. I nostri parrocchiani hanno raccolto vestiti, cibo e del denaro”.
Anche il parroco del Sacro Cuore a Tasikmalaya ha trasformato la sua parrocchia in centro di soccorso, punto di incontro delle squadre di emergenza e dei volontari della Karina che stanno studiando i modi per portare cibo e tende alle famiglie delle vittime e ai senzatetto.
02/06/2006