Siria: proteste contro il capo degli osservatori implicato nel genocidio in Darfur
L’opposizione siriana lancia un appello affinché oggi in tutto il Paese le manifestazioni anti-regime siano particolarmente imponenti. E chiede la rimozione di Mustafa al-Dabi, capo missione della Lega araba, braccio destro di Omar al-Bashir e responsabile della repressione sanguinosa in Darfur.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) – L’opposizione siriana ha lanciato un appello per dimostrazioni di massa oggi in tutte le città del Paese contro il regime di Bashar al-Assad, mentre gli osservatori della Lega araba continuano la loro missione. Ma cresce il livello delle polemiche intorno alla figura principale della missione stessa, il generale sudanese Mohamed Ahmed Mustafa al-Dabi. L’opposizione, e alcune organizzazioni internazionali per i diritti umani, hanno chiesto che venga rimosso dall’incarico. Al-Dabi è stato il capo dei servizi di Intelligence del regime di Omar al-Bashir, il presidente sudanese ricercato dal tribunale internazionale per l’accusa di genocidio nel Darfur. Al-Dabi non è stato accusato di genocidio come al-Bashir; ma è stato responsabile della repressione sudanese in Darfur. E’ stato nel periodo della sua gestione che sono nati i Janjaweed, un gruppo paramilitare pro-Karthoum responsabile delle peggiori atrocità commesse contro la popolazione civile del Darfur. (Nella foto: un poster dell'opposizione a Idlib, nel nord della Siria, in cui Assad e al-Dabi si tengono per mano).
Secondo l’Onu, in Darfur almeno 300mila persone sono morte, e due milioni e mezzo sono state obbligate a fuggire. L’opposizione siriania, sia a Parigi che in Turchia, teme che proprio per il suo passato non sia imparziale nel giudizio verso i siriani che si ribellano all’autorità del governo. L’opposizione afferma che la sua nomina mina la credibilità della missione. Un funzionario della Lega araba al Cairo ha obiettato che il nome di al-Dabi ha trovato appoggio pieno da parte dei Paesi membri, e gli Stati Uniti hanno esortato l’opposizione a lasciare che gli osservatori finiscano il loro lavoro. Un funzionario della Lega araba ha dichiarato che “La missione, e il suo rapporto finale decideranno del futuro della Siria, e questo non è un affare di scarso rilievo”.
La presenza degli osservatori sembra comunque aver dato coraggio ai manifestanti, e d’altro canto non è servita a ridurre la violenza. Fonti dell’opposizione, non confermate in maniera indipendente, continuano a parlare di manifestanti uccisi in tutto il Paese: 40 solo ieri l’altro. Rami Abdul-Rahman, capo dell’Osservatorio siriano per I diritti umani, ha dichiarato che l’iniziativa della Lega araba è “l’unico raggio di luce per i siriani. La presenza degli osservatori a Homs ha rotto le barriere della paura”. E un attivista di Hama ha affermato: “Sappiamo che la violenza non si fermerà perché loro sono qui, ma almeno la vedranno”. Il venerdì è il giorno tradizionalmente preferito per le proteste contro il regime, e l’opposizione ha lanciato l’appello sui network sociali come Syria Revolution 2011 affinché quelle di oggi, alla presenza degli osservatori, siano particolarmente imponenti. “Marceremo verso le piazze della libertà,a petto nudo, tenendo in mano ramoscelli di olivo”, hanno annunciato gli oppositori.
Secondo l’Onu, in Darfur almeno 300mila persone sono morte, e due milioni e mezzo sono state obbligate a fuggire. L’opposizione siriania, sia a Parigi che in Turchia, teme che proprio per il suo passato non sia imparziale nel giudizio verso i siriani che si ribellano all’autorità del governo. L’opposizione afferma che la sua nomina mina la credibilità della missione. Un funzionario della Lega araba al Cairo ha obiettato che il nome di al-Dabi ha trovato appoggio pieno da parte dei Paesi membri, e gli Stati Uniti hanno esortato l’opposizione a lasciare che gli osservatori finiscano il loro lavoro. Un funzionario della Lega araba ha dichiarato che “La missione, e il suo rapporto finale decideranno del futuro della Siria, e questo non è un affare di scarso rilievo”.
La presenza degli osservatori sembra comunque aver dato coraggio ai manifestanti, e d’altro canto non è servita a ridurre la violenza. Fonti dell’opposizione, non confermate in maniera indipendente, continuano a parlare di manifestanti uccisi in tutto il Paese: 40 solo ieri l’altro. Rami Abdul-Rahman, capo dell’Osservatorio siriano per I diritti umani, ha dichiarato che l’iniziativa della Lega araba è “l’unico raggio di luce per i siriani. La presenza degli osservatori a Homs ha rotto le barriere della paura”. E un attivista di Hama ha affermato: “Sappiamo che la violenza non si fermerà perché loro sono qui, ma almeno la vedranno”. Il venerdì è il giorno tradizionalmente preferito per le proteste contro il regime, e l’opposizione ha lanciato l’appello sui network sociali come Syria Revolution 2011 affinché quelle di oggi, alla presenza degli osservatori, siano particolarmente imponenti. “Marceremo verso le piazze della libertà,a petto nudo, tenendo in mano ramoscelli di olivo”, hanno annunciato gli oppositori.
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