10/08/2007, 00.00
SIRIA
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Siria: anche noi vittime del terrorismo islamico

Nel corso della conferenza internazionale sull’Iraq svoltasi a Damasco, l’intelligence siriana fornisce per la prima volta dettagli sugli attacchi subiti lungo il confine iracheno; secondo analisti, questo è il prezzo per essersi avvicinata agli Usa, nella speranza di guadagnare crediti sulla questione libanese.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) – La Siria sembra essere nel mirino di una violenta campagna condotta da militanti islamici dall’interno dell’Iraq. Lo ammettono le stesse forze di sicurezza di Damasco, che per la prima volta rendono pubblici il numero di attacchi subiti lungo il confine: 100. L’argomento è stato affrontato dal capo dell’ala della Sicurezza politica dell’intelligence siriana, Mohammad Mansoura, durante la conferenza internazionale sull’Iraq svoltasi l’8 e 9 agosto scorso a Damasco. Alla due giorni, a porte chiuse, hanno partecipato rappresentanti da Siria, Iraq, Iran, Turchia, Gran Bretagna e Stati Uniti.
 
“Le nostre forze di frontiera - ha detto Mansour, secondo le notizie ottenute dalle agenzie internazionali - hanno subito 100 attacchi provenienti dall’Iraq: 6 soldati sono stati uccisi e 17 feriti”. Mansoura ha respinto le accuse di Washington, secondo cui il governo di Damasco permette il passaggio di uomini ed armi in Iraq destinati a colpire l’esercito statunitense; ha invece sostenuto che la Siria stessa è vittima dei militanti islamici. Un cambio di rotta nella politica siriana si è registrato di recente quando il Paese - da quasi 30 anni retta dal partito Baath - ha definito “terroristici” gli attacchi contro le forze irachene e ha sostenuto in modo più esplicito il governo a maggioranza sciita di Baghdad.
 
Secondo alcuni analisti, con i recenti attacchi sul confine, la Siria sta pagando il suo avvicinamento, almeno apparente, agli Usa sull’Iraq; da una politica più decisa contro il terrorismo iracheno spera di uscire dall’isolamento politico e guadagnarsi agli occhi della comunità internazionale il ruolo di principale interlocutore sulla questione libanese.
 
 
 
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