23/01/2025, 11.32
SIRIA
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Siria, la strage silenziosa di civili - anche bambini - uccisi dalle mine anti-uomo

Secondo Halo Trust dai primi di dicembre, in concomitanza con la caduta di Assad, almeno 144 persone sono state uccise, fra cui 27 bambini. Lo scorso anno almeno 212 civili hanno perso la vita a causa di residuati bellici esplosivi, tra cui 28 donne e 63 bambini. L’opera di bonifica dei terreni fondamentale per una vera rinascita del Paese. 

Damasco (AsiaNews) - Almeno 144 persone uccise dai primi di dicembre, fra le quali vi sono almeno 27 bambini, colpite a morte dalle mine anti-uomo sparse per i terreni e all’interno delle case o colpiti da ordigni inesplosi, retaggio del conflitto tuttora in corso in alcune aree. Dalla caduta del regime di Damasco, con la fuga precipitosa del presidente Bashar al-Assad in Russia in seguito all’avanzata dei miliziani di Hay’at Tahrir al-Sham (Hts), un nuovo fronte di emergenza si è aperto per una popolazione civile: gli ordigni sepolti sotto terra, che si uniscono agli effetti della guerra tuttora in corso, alle sanzioni e alla “bomba della povertà”. A lanciare l’allarme è l’ong internazionale Halo Trust, specializzata nello sminamento e nel disinnesco degli ordigni, che chiede di rafforzare le operazioni di bonifica per scongiurare ulteriori vittime. 

Un’emergenza confermata anche dagli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani (Sohr), secondo cui otto civili sono stati uccisi e almeno 13 feriti, fra i quali vi sono anche 10 bambini, da inizio anno per l’innesco di mine-antiuomo. L’ultimo incidente si è verificato nel villaggio di Dughanka e coincide col graduale ritorno delle famiglie curde sfollate ad Afrin, nel nord-ovest della Siria. Sempre secondo il movimento attivista con base nel Regno Unito e una fitta rete di informatori sul terreno, lo scorso anno almeno 212 civili hanno perso la vita a causa di residuati bellici esplosivi, tra cui 28 donne e 63 bambini. I residui del conflitto siriano, spiega Sohr, “hanno trasformato molte zone del Paese in aree pericolose, impedendo alle famiglie sfollate di tornare in sicurezza alle proprie case”.

Gli esperti di Halo Trust hanno diffuso un rapporto ai primi di gennaio da cui emerge una “minaccia senza precedenti” per i civili a causa delle “milioni di mine, armi e munizioni” presenti nelle città e villaggi che si stanno ripopolando dopo essere stati abbandonati per la guerra civile. Ad aggravare il pericolo il fatto che non vi siano ancora oggi una mappatura esaustiva e informazioni dettagliate sulle aree in cui è maggiormente concentrata la presenza di mine abbandonate dalle varie fazioni in lotta, dai ribelli ai gruppi jihadisti, fino all’ex esercito lealista di Assad. E particolarmente a rischio sono i bambini, che giocano in aree in cui non sono state identificate mine o altri esplosivi.

Fra le ultime testimonianze raccolte dall’ong con base nel Regno Unito, il dramma di due bambini colpiti a morte da mine mentre raccoglievano olive nei campi della provincia nord-occidentale di Idlib. E ancora, una famiglia di tre persone che tornava per controllare la condizione della propria casa abbandonata per fuggire dai combattimenti incrociati uccisa in seguito all’esplosione di un ordigno piazzato all’interno dell’edificio.

Mouiad Alnofaly, responsabile Halo Trust in Siria, spiega a The National che, nonostante la fine della guerra civile, vi è ancora il pericolo di “milioni di mine e munizioni inesplose”, che lasciano “un’eredità mortale che ucciderà e mutilerà le generazioni a venire”. Due gli elementi di particolare preoccupazione: da un lato “milioni di persone che stanno tornando o pianificano di rientrare” e, dall’altro, la mancanza di informazioni certe “sulle aree pericolose”. Alnofaly ha detto di “non riuscire a descrivere la sensazione terribile” che prova nel vedere i suoi connazionali uccisi in un momento di relativa speranza per il Paese.

Nell’ultimo periodo sono stati già rinvenuti un centinaio di campi minati sulla linea del fronte di precedenti combattimenti e “vi sono stati incidenti terribili a cadenza giornaliera” provocati da ordigni inesplosi. “Intere famiglie - sottolinea l’attivista - sono state uccise perché il loro bambino ha scambiato una granata per un prezioso rottame metallico”. Soprattutto i più piccoli “non sono consapevoli dei pericoli e delle aree contaminate, escono per giocare nei loro giardini ma la maggior parte delle aree minate non è conosciuta”. “Per questo - spiega - abbiamo iniziato l’educazione al rischio con le scuole, ma non abbiamo la capacità di coprire tutto il Paese”.

Un’altra causa di morte è legata a munizioni inesplose, che le persone - in particolare le più povere e senza altre risorse per sopravvivere - cercano di vendere pensando siano rottami metallici dai quali ricavare piccole somme di denaro. Le Nazioni Unite affermano che circa un terzo della popolazione siriana è colpita da una qualche forma di contaminazione da esplosivi, con le percentuali più alte nei governatorati di Quneitra, Suweida, Damasco rurale, Aleppo, Idlib, Raqqa, Deir Ezzor, Deraa e Damasco. I numeri diffusi da movimenti attivisti inquadrano la tragedia: sono 3.353 i civili, tra cui 889 bambini, uccisi da mine antiuomo in Siria dal 2011. 

Halo Trust è stata fondata nel 1988 e impiega 13mila sminatori in oltre 30 Paesi tra cui Ucraina, Afghanistan, Angola e Yemen. Grazie all’esperienza acquisita nei teatri di guerra, l’ong invita a investire sulla sicurezza, premessa indispensabile per una vera ricostruzione del Paese devastato da quasi 15 anni di conflitto. Alnofaly ha dichiarato che, secondo le stime di Halo, un’operazione di sminamento e smaltimento di ordigni esplosivi da 40 milioni di dollari all’anno salverebbe migliaia di vite e contribuirebbe a ripristinare l’economia siriana in frantumi. “Lo sminamento sicuro costa - conclude - ma non è un prezzo enorme da pagare” in una reale prospettiva di ripresa. 

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