Siria, il leader dell'opposizione apre a un dialogo con Assad
Damasco (AsiaNews) - La situazione umanitaria in Siria costringe l'opposizione ad accettare il dialogo con Bashar al-Assad. Ieri Moaz al-Khatib leader della Syrian National Coalition ha aperto al dialogo con il regime per far terminare il massacro in atto nel Paese. Fra le condizioni il leader della Snc ha posto la liberazione di 160mila detenuti ribelli nelle carceri di Stato.
"Ora la palla è nelle mani di Assad - sottolinea Khatib in una intervista ad al-Jazeera - spetta a lui accettare o rifiutare la nostra offerta". In attesa di una risposta del regime, Khatib ha già indicato un possibile interlocutore: Farouq al- Sharaa, vice-presidente siriano, considerato dal leader della Snc "come l'unico membro del regime a non avere le mani grondanti di sangue". Insieme ad altri funzionari, questi si sarebbe opposto più di una volta alla linea sanguinaria di Assad. Tuttavia, le affermazioni del leader della Snc sono a titolo personale. In caso di una risposta del regime sarà necessario il sostegno di tutta l'opposizione, caratterizzata da profonde divisioni. Intanto, il regime continua la sua propaganda e attraverso Fahed al- Freij, ministro della Difesa, annuncia che l'esercito non ha paura nè degli attacchi di Israele nè delle minacce internazionali. Per Freij i ribelli saranno sconfitti.
Fino ad ora la Snc ha sempre chiesto le dimissioni del presidente come condizione per iniziare un dialogo. Lo scorso mese lo stesso Assad aveva aperto la possibilità per una soluzione diplomatica del conflitto, ma il dialogo escludeva il gruppo guidato da Khatib, accusato di lavorare con i miliziani islamici per rovesciare il regime.
La Snc raccoglie gran parte dei partiti e movimenti autori delle proteste contro il regime ed è riconosciuta dalla Comunità internazionale. La coalizione non ha però alcun potere sulle milizie armate, fra tutte le brigate estremiste islamiche di al-Nousra, al pari dell'esercito responsabili di diversi attentati e massacri avvenuti in questi 22 mesi di guerra. Alcuni leader ribelli hanno già bollato Khatib come traditore, ma egli ha risposto alle accuse sottolineando che "la nostra gente sta morendo e non vogliamo stare a guardare".
Nonostante il silenzio del regime, i suoi più grandi sostenitori Russia e Iran giudicano "incoraggiante" l'offerta di Khatib, alla luce dei recenti attacchi israeliani a Damasco e il rischio di una internazionalizzazione del conflitto. Per Sergei Lavrov, ministro degli Esteri russo, "il realismo ha iniziato a prevalere" anche se "la posizione del leader dell'opposizione non fornisce alcuna garanzia su un dialogo a breve". Ali Akbar Salehi, ministro degli Esteri iraniano, ha giudicato l'iniziativa "un buon passo avanti" confermando però il sostegno di Teheran al regime di Damasco.
Intanto, la guerra continua a devastare tutte le regioni della Siria. Secondo dati Onu, le vittime sono ormai oltre 60mila. Le battaglie più cruente sono in corso soprattutto ad Aleppo divenuta negli ultimi sei mesi il principale fronte di scontro fra ribelli ed esercito. Testimoni locali raccontano che la storica città, patrimonio dell'Unesco, è quasi completamente distrutta. Lo scorso 3 febbraio l'esercito ha raso al suolo uno dei principali edifici storici del quartiere di Ansari, in mano ai ribelli, uccidendo almeno 9 persone. Continuano anche le esecuzioni sommarie da parte delle milizie islamiche, che uccidono tutti coloro sospettati di avere legami con il regime. L'ultima vittima è Ibrahim Azooz, membro del parlamento residente ad Aleppo, ucciso e torturato insieme alla moglie e due figlie. (S.C.)