Siria, Washington si prepara ad armare i ribelli
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - Mentre il Congresso americano raccoglie il consenso necessario ad armare i ribelli, Ahmed Jarba, leader dell'opposizione siriana, si reca a Parigi per chiedere sostegno umanitario e bellico all'Occidente: "Ci stiamo affacciando a una nuova fase per la coalizione - ha dichiarato - l'opposizione non è mai stata così coesa".
Lunedì 22 luglio, il capo del Comitato d'intelligence statunitense, Mike Rogers, ha dichiarato che "a dispetto delle profonde divisioni sorte al Congresso, il consenso al piano proposto dal presidente Obama è vicino". Fino ad oggi il sostegno europeo e statunitense all'opposizione siriana si è sempre limitato ad agire sul campo umanitario dal confine turco e giordano; dove però, come ha spiegato anche il gen. Dempsey, "sono già presenti quartieri operativi dotati di missili Patriot ed F-16 per garantire la protezione dei confini".
Giovedì 18 luglio, i senatori John McCain e Carl Levin hanno scritto una lettera al gen. Martin Dempsey nella quale si chiedeva di esporre i dettagli sui costi, i vantaggi e i rischi di un possibile intervento armato in Siria. Nel testo, firmato a nome di entrambi, erano contenute anche alcune domande sul ritiro delle truppe statunitensi dall'Afghanistan. Ieri, dopo aver trasmesso la propria lettera di risposta alla Sicurezza Nazionale, il gen. Dempsey ha sintetizzato in Senato ogni soluzione possibile, dal sostegno logistico e d'intelligence a un intervento più strutturato, come una No-Fly zone o un'azione di terra. I costi dell'operazione passano dai 500 milioni di dollari l'anno a più di un miliardo di dollari al mese.
"Mi rendo conto che non sia un tipo di decisione che si può prendere con leggerezza - ha detto il gen. Dempsey rivolgendosi al Senato - ma qualunque sia la modalità d'intervento, dobbiamo essere consci che non sarà nulla di differente da un atto di guerra". E ha aggiunto: "Sono favorevole all'isolamento del conflitto al fine di evitare una sua regionalizzazione; abbiamo imparato, dagli ultimi 10 anni, che non è sufficiente destabilizzare un regime se non si ha premura di preservare il funzionamento dello stato".
I timori maggiori sull'efficacia di un intervento armato in Siria riguardano soprattutto la frammentarietà del fronte ribelle, sempre più caratterizzato da un'identità islamista e indebolito dalla controffensiva del regime. Nelle ultime settimane, i continui scontri tra combattenti islamisti e miliziani curdi nel nordest del Paese, hanno introdotto un ulteriore aspetto d'incertezza nell'evoluzione del conflitto.