Sinodo: una donna giapponese tra i presidenti. Nessun vescovo dalla Cina continentale
Reso noto oggi l'elenco dei partecipanti alla XVI Assemblea generale ordinaria che si terrà a Roma in ottobre. Momoko Nishimura, consacrata della diocesi di Yokohama, tra i nove delegati che guideranno i lavori. Tra i membri nominati da papa Francesco il vescovo di Hong Kong Stephen Chow, ma - a differenza di quanto avvenuto nel 2018 - non ci saranno presuli dalle comunità "ufficiali" di Pechino.
Città del Vaticano (AsiaNews) - Una consacrata del Giappone, Momoko Nishimura, tra i presidenti delegati. Quattro laiche provenienti da Hong Kong, dal Myanmar, dalle Filippine e dalla Malaysia tra i dieci membri suggeriti dalla Fabc, la Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia. Il vescovo di Hong Kong Stephen Chow tra i membri scelti personalmente da papa Francesco. Ma - nonostante l’Accordo del 2018 sulla nomina dei vescovi - nessun vescovo della Cina continentale.
Vista dall’Asia si presenta così la lista dei partecipanti alla XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, diffusa oggi dalla Sala stampa vaticana. Dopo la diffusione dell’Instrumentum Laboris qualche settimana fa, c’era molta attesa per la composizione dell’Assemblea che nel prossimo ottobre sarà chiamata a fare sintesi in due sessioni (una quest’anno l’altra nel 2024) del percorso sulla Sinodalità avviato in tutto il mondo da papa Francesco nel 2021 sul tema "Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”. Come già annunciato non ci saranno solo vescovi ma anche una rappresentanza di tutto il popolo di Dio (sacerdoti, laici e consacrati) che hanno preso parte in questi due anni alle diverse fasi della consultazione.
E proprio da questo gruppo viene la novità più significativa che riguarda l’Asia: papa Francesco ha scelto di includere una donna laica consacrata giapponese tra i nove presidenti delegati dell’Assemblea. Si tratta di Momoko Nishimura, una consacrata della Comunità Missionaria Servitori del Vangelo della Misericordia di Dio (SEMD) che vive a Yokohama dove fa parte del Comitato per la pastorale giovanile. Nishimura compirà tra pochi giorni 48 anni, ha studiato alla Sophia University di Tokyo e ha svolto per alcuni anni il suo ministero in Argentina prima di rientrare in Giappone nel 2017. È l’autrice della traduzione in giapponese dell’enciclica “Fratelli tutti” di papa Francesco.
“È un onore per me essere stata nominata presidente-delegato per questa Assemblea sinodale – ha commentato in una dichiarazione diffusa dalla segreteria del Sinodo -. Mi sento molto inadeguata, ma confido che, con l'aiuto dei miei compagni, lo Spirito ci guiderà affinché l'Assemblea sia un luogo di ascolto e di discernimento per far sì che la Chiesa possa camminare insieme”.
Momoko Nishimura è una dei dieci tra sacerdoti, religiosi e laici asiatici che papa Francesco ha scelto come membri non vescovi del Sinodo attingendo da un elenco di nomi suggerito dalla Fabc, la Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia. Gli altri membri nominati da questo gruppo sono la teologa di Hong Kong Vanessa Cheng Siu Wai, la laica del Myanmar Rosalia Minus Cho Cho Tin, il francescano p. Joel Casimiro da Costa Pinto, rettore dell’Università cattolica di Timor Est, il sacerdote malese p. Clarence Devadass, p. William La Rousse, missionario di Maryknoll in Thailandia dove è membro della segreteria della Fabc, la teologa filippina Estela Padilla, la laica malese Anna Teresa Peter Amandus, la religiosa indiana Lalitha Thomas e il teologo srilankese p. Vimal Tirimanna.
Quanto ai vescovi il lungo elenco riporta i membri di diritto, quelli nominati da ogni Conferenza episcopale e quelli scelti personalmente da papa Francesco. Tra i primi due gruppi - oltre a tutti i patriarchi delle Chiese di rito orientale e al card. Charles Bo, arcivescovo di Yangon, presidente della Fabc - vi saranno altri 28 tra cardinali e vescovi designati dagli organismi collegiali di ogni regione dell’Asia. Ai loro nomi papa Francesco ne ha aggiunto uno solo dal continente: quello del vescovo di Hong Kong, mons. Stephen Chow Sau-yan. A differenza invece di quanto accaduto per la precedente Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, nell’elenco non figura alcun vescovo della Cina continentale.
Come si ricorderà nell’ottobre 2018 al Sinodo sui giovani – celebrato poche settimane dopo la prima firma dell’Accordo provvisorio tra la Santa Sede e il governo di Pechino sulla nomina dei vescovi – poterono partecipare due vescovi cinesi: mons. Giuseppe Guo Jincai, vescovo di Chengde (uno dei sette vescovi già ordinati “illegittimamente” ai quali papa Francesco ha tolto la scomunica) e mons. Giovanni Battista Yang Xiaoting, vescovo di Yan’ An. Oggi invece papa Francesco deve tornare ad affidarsi solo a mons. Stephen Chow e alla Chiesa di Hong Kong, da decenni ponte con le comunità cattoliche in Cina (come anche il recente viaggio del presule a Pechino ha testimoniato).
Il passo indietro è evidente e fotografa in maniera eloquente lo stato attuale dell’Accordo provvisorio, rinnovato lo scorso anno ma poi seguito solo da forzature da parte di Pechino senza alcuna nuova nomina concordata. In questo quadro la partecipazione di vescovi della Cina continentale a un Sinodo a Roma - che nel 2018 era stata possibile e presentata come un frutto dell’Accordo - oggi non lo è più. Come del resto i vescovi della Cina continentale non hanno potuto partecipare né alle iniziative delle Chiese dell’Asia del percorso sinodale né alla Conferenza di Bangkok per i 50 anni della Fabc. Al di là delle sue teorizzazioni, la sinicizzazione delle religioni su cui negli ultimi anni il presidente Xi Jinping ha insistito sempre di più vuol dire anche questo.
Nella foto: Momoko Nishimura insieme alla teologa filippina Estela Padilla, due delle sei donne asiatiche nominate tra i partecipanti al Sinodo