08/10/2012, 00.00
VATICANO
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Sinodo: Papa, il cristiano non deve essere tiepido e annunci il Vangelo prima di tutto con la sua vita

Aperti i lavori del Sinodo sulla nuova evangelizzazione. La nuova evangelizzazione, dice il relatore generale, "non è un programma. Si tratta di un nuovo modo di pensare, di vedere e di agire". Gli anni '70 e '80, "come se uno tsunami di influenza secolare". "La secolarizzazione ha modellato due generazioni di cattolici che non conoscono le preghiere fondamentali della Chiesa". Se i missionari del passato hanno coperto "immense distanze geografiche" per annunciare il Vangelo, i missionari del presente devono superare "distanze ideologiche altrettanto immense", senza neppure uscire dal quartiere.

Città del Vaticano (AsiaNews) - "Il cristiano non deve esser tiepido" e "la fede deve divenire in noi fiamma dell'amore: fiamma che realmente accende il mio essere, che diventa la grande passione del mio essere e così accende il prossimo. Questa è l'essenza dell'evangelizzazione": Benedetto XVI ha aperto così, stamattina, il Sinodo sulla nuova evangelizzazione, rivolgendo ai 262 "padri" riuniti in Vaticano la questione essenziale, che "si è evangelizzatori se si ha nel cuore la consapevolezza che è Dio ad agire nella Chiesa e se si ha una passione bruciante di comunicare Cristo al mondo". I cristiani devono "superare la sindrome dell'imbarazzo" di annunciare "il tesoro semplice, genuino e tangibile dell'amicizia con Gesù", dice da parte sua la "relatio ante disceptationem", ossia la relazione prima della discussione, presentata dal cardinale di Washington, Donald William Wuerl. Tale annuncio, però - esorta il relatore generale - sia testimoniato nella vita, perché evangelizzare significa offrire l'esperienza dell'amore di Gesù e non "una tesi filosofica di comportamento".

"La grande domanda - nelle parole del Papa - è sempre lì, in moltissimi cuori. C'era prima che in una notte di Betlemme un Bambino cambiasse la storia, e risuona - tra persecuzioni e indifferenza montante - dopo duemila anni di diffusione del Vangelo: Chi è Dio? E cosa c'entra con l'umanità?". "Dietro il silenzio dell'universo, dietro le nuvole della storia, c'è un Dio o non c'è? E se c'è questo Dio, ci conosce, ha a che fare con noi? Questo Dio è buono e la realtà del bene ha potere nel mondo o no? Questa domanda è oggi così attuale come lo era in quel tempo. Tanta gente si domanda: Dio è un'ipotesi o no? È una realtà o no? Perché non si fa sentire? 'Vangelo' vuol dire che Dio ha rotto il suo silenzio: Dio ha parlato, Dio c'è", "Dio ci conosce, Dio ci ama, è entrato nella storia. Gesù è la sua Parola, il Dio con noi, il Dio che ci mostra che ci ama, che soffre con noi fino alla morte e risorge". "Dio ha parlato, ha veramente rotto il grande silenzio, si è mostrato. Ma come possiamo far arrivare questa realtà all'uomo di oggi affinché diventi salvezza?".

Ma la "relatio anti disceptationem", dice che la nuova evangelizzazione "non è un programma. Si tratta di un nuovo modo di pensare, di vedere e di agire. È come una lente attraverso cui vediamo le opportunità di proclamare di nuovo il Vangelo". Ma questo significa scontrarsi con la realtà di una società nella quale si sono diffuse "la separazione intellettuale ed ideologica di Cristo dalla sua Chiesa", la "barriera dell'individualismo" che fa decadere il senso di responsabilità nei confronti dell'altro, il razionalismo che trasforma la religione in una "questione personale"; la "drastica riduzione della pratica della fede". E' una situazione che è cambiata "in modo drammatico" a partire dagli anni '70 e '80, decenni di "catechesi veramente scarsa", di "aberrazioni nella pratica della liturgia". "E' stato come se uno tsunami di influenza secolare - ha affermato il porporato - portasse via con se' indicatori sociali come il matrimonio, la famiglia, il concetto di bene comune e la distinzione fra bene e male". "La secolarizzazione ha modellato due generazioni di cattolici che non conoscono le preghiere fondamentali della Chiesa. Molti non percepiscono il valore della partecipazione alla messa, non ricevono il sacramento della penitenza e spesso hanno perso il senso del mistero o del trascendente come se avesse un significato reale e verificabile".

Non solo: "i peccati di pochi" hanno alimentato la sfiducia nelle strutture della Chiesa. In questa cultura segnata da "secolarismo, materialismo e individualismo", tuttavia, non mancano segnali positivi lanciati dai giovani, dai bambini e dai loro genitori. In una parola: dalla famiglia, "modello-luogo della nuova evangelizzazione", "primo elemento costitutivo della comunità". Ma, "mentre la società contemporanea vuole sottovalutare e, a volte, ridicolizzare la vita della famiglia tradizionale, questa rimane una realtà naturale e il primo elemento costitutivo della comunità". E se i missionari del passato hanno coperto "immense distanze geografiche" per annunciare il Vangelo, i missionari del presente devono superare "distanze ideologiche altrettanto immense", senza neppure uscire dal quartiere.

Quattro, allora, le caratteristiche dell'evangelizzatore di oggi: avere coraggio, quel "pacifico coraggio" di San Massimiliano Kolbe o di Madre Teresa di Calcutta; essere in comunione con la Chiesa e solidale con i suoi pastori; annunciare con gioia il messaggio di Dio; avvertire l'urgenza di una missione "troppo importante" per la quale "non c'è tempo da perdere".

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