Sinodo caldeo, domani i vescovi presentano al Papa la riforma liturgica
Atteso entro domani il testo definitivo per la nuova messa, sul quale si lavorava da 7 anni. Partecipanti al Sinodo raccontano: in questa sede l'urgenza più grande era la riforma, non abbiamo avuto molto tempo per la politica.
Roma (AsiaNews) La versione definitiva della riforma liturgica della Chiesa caldea sarà presentata domani mattina al Papa, che riceverà i vescovi partecipanti al Sinodo speciale della loro Chiesa, a conclusione della loro assemblea, in corso a Roma dall'8 novembre. L'incontro, che segue di 7 mesi l'ultimo Sinodo svoltosi a Baghdad, si è focalizzato quasi esclusivamente sulla liturgia e il diritto privato, lasciando in secondo piano le "urgenze" più "politiche" sottolineate alla sua vigilia da alcuni vescovi. "Non c'è stato molto tempo per discutere d'altro racconta ad AsiaNews una fonte vicina al Sinodo - la riforma liturgica era il problema più grande, sono sette anni che ci si lavora e da questo Sinodo tutti si aspettano un testo definitivo".
La conferma arriva anche da uno dei partecipanti, mons. Rabban al-Qas, vescovo di Amadiyah, nord dell'Iraq. "All'apertura di ogni sessione ha raccontato - parliamo un poco dei problemi attuali del nostro Paese, ma la questione su cui dovevamo concentrarci in questa occasione non era politica, ma religiosa". "Quello su cui stiamo lavorando è la riforma della messa - spiega il prelato - al termine faremo una proposta di liturgia per i giorni festivi e feriali che, dopo l'approvazione vaticana, verrà provata per almeno 3 anni nelle varie diocesi".
Una fonte impegnata nei lavori per il nuovo testo ha spiegato che "la riforma mira a conservare la tradizione inserendo elementi di modernità a scopo pastorale". La messa avrà "una nuova struttura più organica", che raccoglierà i cambiamenti apportati durante i secoli, e alcuni momenti come l'anafora conterranno nuove parole. "Dopo il via libera dal Vaticano continua la fonte - la nuova messa verrà prima spiegata gradualmente ai fedeli e sacerdoti e poi inizierà un periodo di prova nelle parrocchie; al termine di questa fase un nuovo Sinodo studierà i problemi eventualmente emersi e si presenterà un testo definitivo".
A quanto emerge dalle parole di mons. al Qas, il Sinodo avrebbe trattato solo di passaggio le tematiche che alla sua vigilia erano state, invece, evidenziate come "urgenti" da altri vescovi iracheni. In una recente intervista ad AsiaNews, mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, aveva sottolineato la necessità in sede sinodale di: stabilire una "linea direttiva" della Chiesa da proporre "con coraggio" al governo, studiare i problemi dell'emigrazione cristiana e di come contrastare il "crescente proselitismo delle Chiese evangeliche in Iraq".
Quanto ai rapporti tra cristiani e governo, a giudizio del patriarca caldeo Emmanuel III Delly, sono buoni: "lo dimostra la visita del presidente in questa sede, venuto a trovare i suo connazionali cristiani, siamo tutti un stesso popolo e non dobbiamo fare distinzioni confessionali".
Con l'avvicinarsi del Natale aumentano, però, le minacce per la sicurezza della comunità cristiana in Iraq. L'anno scorso il 7 dicembre a Mosul si verificarono due attentati dinamitardi contro altrettante chiese caldee. Mons. Rahho, vescovo di Mosul, anche lui presente al Sinodo, ha però dichiarato "Rimarremo saldi nelle nostre chiese di fronte ad ogni pericolo".