18/02/2025, 09.58
MALAYSIA - SINGAPORE
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Singapore: figlio di un pastore malaysiano in cella per droga a rischio impiccagione

di Joseph Masilamany

Il 20 febbraio prevista l’esecuzione della sentenza a carico di Pannir Selvam Pranthaman. Si trova da 11 anni nella famigerata prigione di Changi. La famiglia spera in una sospensione all’ultimo della pena e invita amici e parenti a pregare per un miracolo. Ma l’unica via è un ricorso del governo di Kuala Lumpur alla Corte internazionale di giustizia.

Kuala Lumpur (AsiaNews) - I timori che hanno attanagliato una famiglia di Ipoh - capitale dello Stato di Perak, circa 200 km dalla capitale - negli ultimi 11 anni si sono infine materializzati. È giunta in queste ore, infatti, la notizia dell’esecuzione di Pannir Selvam Pranthaman, 37enne figlio di un leader cristiano e condannato per reati di droga che avrebbe commesso mentre si trovava nella città-Stato. Da tempo l'uomo è rinchiuso nel braccio della morte del carcere di Changi.

Mentre parlamentari di Kuala Lumpur, gruppi internazionali pro diritti e attivisti pro-vita di Singapore si mobilitano per salvarlo, l’avvocato M. Ravi spiega che la sola possibilità è che il governo malaysiano presenti istanza urgente alla Corte internazionale di giustizia (Cig). L’idea è di contestare l’esecuzione in base alla legge internazionale sui diritti umani. In una lettera alla sorella Sangkari Pranthaman, il Servizio penitenziario di Singapore informa che sarà impiccato il 20 febbraio e alla famiglia saranno concessi ulteriori orari di visita fino all’esecuzione.

Ravi, che ha rappresentato Pannir e altri prigionieri condannati a morte dopo “processi controversi”, ha lanciato un appello urgente al governo malaysiano affinché si adoperi per salvare il connazionale. Secondo i giudici l’uomo avrebbe agito come “corriere” per importare la droga; al momento della sentenza, i magistrati non hanno tenuto conto dell’atteggiamento di collaborazione mostrato dall’imputato. Inoltre, in fase di dibattimento nel 2020 le autorità carcerarie avrebbero inoltre fornito informazioni riservate su 13 detenuti agli uffici del procuratore generale.

“Molte di queste lettere - ricorda il legale - riguardavano comunicazioni privilegiate tra i detenuti e i loro avvocati. La Corte di appello” avrebbe inoltre stabilito che procura e inquirenti avrebbero agito illegalmente. richiedendo e divulgando la corrispondenza dei detenuti. Questo ha certamente compromesso l’amministrazione della pena di morte a Singapore” a fronte di una “violazione grave ai sensi del diritto internazionale”.

La comunicazione è arrivata meno di due settimane dopo che 20 gruppi della società civile e pro diritti umani hanno chiesto alla Malaysia di intraprendere “un’azione immediata e decisiva” a favore di Pannir. Il 37enne, aggiungono, aveva esaurito tutte le opzioni legali dopo essere stato condannato a morte in base alle controverse leggi sulla droga di Singapore. In questi giorni quattro deputati del Parlamento di Kuala Lumpur hanno esortato il primo ministro Anwar Ibrahim a intervenire per l’imminente esecuzione. Il deputato di Bukit Gelugor, Ramkarpal Singh, ha espresso la speranza che possa tornare nel Paese di origine per scontare la pena e fornire informazioni per aiutare le indagini sul suo caso. 

In una nota Amnesty International Malaysia si è appellata al governo affinché contribuisca a fermare l’esecuzione prevista per il 20 febbraio a Singapore. L’ong ha lanciato una petizione raccogliendo oltre mille firme, sottolineando che le violazioni dei diritti umani nel caso di Pannir renderebbero l’esecuzione “arbitraria e illegale”. “In qualità di attuale presidente Asean e di Paese vicino con forti legami con Singapore, il governo della Malaysia - avvertono - deve intervenire con urgenza”. Anche perché, secondo Amnesty, la condanna non soddisfa i requisiti di punizione previsti per i “crimini più gravi” cui deve essere limitato l’uso di questa pena capitale. Secondo le ricostruzioni Pannir, a cui un concittadino aveva dato un pacco da consegnare a un uomo di Singapore una volta arrivato, ha sempre negato di sapere che contenesse droga di contrabbando. 

Interpellata da AsiaNews la sorella minore Angelia Pranthaman, ha confessato che è “molto difficile vedere nostro fratello in questa situazione” senza poter intervenire. “La mia famiglia - prosegue - è ora a Singapore per visitare Pannir. Stiamo cercando di essere presenti per lui il più possibile. È stata una battaglia emotiva costante per noi, ma continuiamo a sperare, confidando che il Signore intervenga”. Nella sua chiesa Pannir, cristiano, era soprannominato “The little drummer boy” in omaggio al titolo della sua canzone di Natale preferita e suonava la batteria nel coro della chiesa evangelica di cui il padre è pastore. Durante la permanenza in prigione, Pannir aveva scritto i testi di due canzoni con tematiche pro-vita, che sono state cantate da due popolari cantanti malaysiane.

L’ultima esecuzione condotta a Singapore è avvenuta il 7 febbraio 2025, quando è stato impiccato “un 50enne locale condannato per possesso di droghe a scopo di traffico”. Infine, l’ultimo malaysiano impiccato a Singapore, in base alle severe leggi contro il narcotraffico, è stato Nagaenthran Dharmalingam, 34 anni, disabile intellettuale, il 27 aprile 2022. Attualmente ci sono altri otto malaysiani in attesa di essere condotti al patibolo.

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