Sindhudurg, sopravvivere al Covid-19 mangiando le erbe della foresta
Le Raanbhaji, un gruppo di verdure selvatiche commestibili, hanno un valore nutritivo e benefici medici maggiori delle verdure sul mercato. Un progetto di sviluppo sostenibile in 13 villaggi Siddi, discendenti degli schiavi africani. Diffondere il consumo delle Raanbhaji fra le giovani generazioni.
Mumbai (AsiaNews) – “Durante il periodo del lockdown abbiamo istruito la gente a tornare a mangiare le erbe della foresta” che essi avevano mangiato per secoli. E’ quanto racconta ad AsiaNews il p. Melwin Pais, direttore dell’associazione per lo sviluppo della diocesi di Sindhudurg (Maharashtra).
La gente di cui si parla è il gruppo etnico dei Siddi. “Questi – spiega mons. Allwyn Barretto, il vescovo di Sindhudurg – sono persone discendenti da schiavi africani [giunti in India coi mercanti arabi]. Quando la schiavitù è stata abolita, i Siddi sono fuggiti nelle foreste. Qui vivono isolati, confinati in piccoli villaggi. Sono marginalizzati, lavorano come agricoltori a giornata e mancano di opportunità stabili di lavoro”.
Data la grande povertà, accresciutasi con il lockdown, che ha creato centinaia di milioni di disoccupati, il p. Melwin Pais ha avuto l’idea di offrire una possibilità di sviluppo sostenibile facendo riprendere alle donne dei villaggi la coltivazione e la raccolta di erbe della foresta.
“Abbiamo anche organizzato un programma di coscientizzazione sulle Raanbhaji (verdure selvatiche commestibili). Una donna anziana del villaggio, la signora Desai, ha spiegato a tutte loro come si può sopravvivere e sostenere [economicamente] la propria famiglia con le Raanbhaji”.
Queste verdure sono considerate più salutari e con maggiori benefici medici delle altre verdure presenti sul mercato. Esse sono state consumate dalla gente per secoli. Secondo p. Melwin Pais, “è tempo di promuovere questo cibo anche fra le giovani generazioni”.
Le verdure in questione sono: Takala (Cassia Tora), Kurdu (Celosia Argentia), Pevga, Aloo (un tipo di patata), Ghol (Amaranto), Mayalu (spinaci del Malabar), Saijan Saag (foglie di bacchetta), Nalichi bhaji (spinaci d’acqua), i germogli di Kanaki, di bambù, di Chivari, e altre ancora. Il loro valore nutritivo è superiore a quello delle altre verdure, tanto che si sta aprendo anche un mercato legato alle Raanbhaji.
La coltivazione e la cura delle Raanbhaji è divenuto un vero e proprio progetto di sviluppo sostenibile, promosso dalla diocesi di Sindhudurg e da Caritas India. Al presente è sviluppato in almeno 13 villaggi.
09/08/2017 14:21
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