Sindh, “positiva e incoraggiante” l’approvazione della legge contro le conversioni forzate
La normativa è stata proposta da un gruppo islamico e approvata all’unanimità. Attivisti cristiani e musulmani sottolineano i risvolti positivi. Previste pene per i trasgressori e per chi celebra matrimoni forzati. Il processo da adire entro 90 giorni dalla denuncia; minori che si convertono prima dei 18 anni non saranno giudicati.
Karachi (AsiaNews) – L’Assemblea della provincia del Sindh ha approvato all’unanimità la legge che punisce le conversioni forzate, con pene fino all’ergastolo. Si tratta di una vera svolta per il Pakistan, dove da tempo si discute di come arginare le conversioni estorte con la forza e garantire il rispetto di ogni confessione e la libertà di professare la propria fede senza restrizioni. Rana Mohammad Kashif, attivista musulmano e coordinatore del South Asia Partnership Pakistan, afferma ad AsiaNews: “È un atto davvero positivo per la legislatura della provincia, perchè è diretto a proteggere e promuovere i diritti delle minoranze religiose in Pakistan. Sappiamo che le conversioni forzate sono un problema in tutto il Paese, e dilagano soprattutto nel Sindh. La legge migliorerà l’immagine della provincia nella comunità internazionale e aiuterà a frenare l’esodo delle minoranze che fuggono all’estero in cerca di protezione”.
La Criminal Law (Protection of Minorities) è stata approvata ieri. Era stata proposta lo scorso anno da Nand Kumar, parlamentare del gruppo islamico moderato e centrista Pakistan Muslim League - Functional (Pml-F). Stabilisce che “le conversioni forzate sono un’offesa ripugnante e violenta […] che deve essere eliminata per riconoscere l’importanza della tolleranza, della pace e del rispetto di tutte le religioni e delle persone, a prescindere dalla loro fede”.
D’ora in poi, chi si macchierà del crimine di conversione forzata, frequente nei matrimoni islamici dove la donna viene obbligata ad abbracciare la fede del marito, dovrà scontare da cinque anni di carcere fino all’ergastolo. Per quanto riguarda le conversioni dei minori, nessuno dovrà essere giudicato se la scelta viene fatta prima del raggiungimento della maggiore età (18 anni). Allo stesso modo, la conversione di un minore sarà riconosciuta dopo il compimento del 18mo anno.
Arifa Shakeel, attivista cristiana e coordinatrice della Commissione nazionale giustizia e pace (Ncjp), spiega che le “conversioni forzate delle donne sono una questione critica per il Pakistan, che richiede attenzione socio-politica. Ora il governo deve garantire la piena applicazione della normativa. In tal modo potrà essere adottata anche dalle altre province”. “Ritengo che adesso – aggiunge – le forze di polizia debbano essere sensibilizzate ed educate al male delle conversioni estorte con la violenza. Non c’è alcuna gloria nel convertire una ragazza minorenne appartenente ad una comunità emarginata”.
Samson Salamat, presidente cristiano del Rwadari Tehreek (Movimento per la tolleranza), riferisce che “in passato ci sono stati molti casi di mancata applicazione dei meccanismi della legge. Perciò il governo del Sindh deve lavorare a stretto contatto con la società civile e gli esperti dei diritti delle minoranze”.
A proposito della legge, Cecil Shane Chaudhry, direttore esecutivo della Ncjp, ritiene che sia “scritta in modo dettagliato. Prevede delle punizioni per i colpevoli e per coloro che si rendono complici celebrando i matrimoni. Obbliga anche al pagamento di risarcimenti per la vittima e sostegno durante il processo”. Il fatto poi che il processo si debba aprire entro 90 giorni dalla denuncia, continua, “è incoraggiante”.
05/02/2020 15:47