Sinai, liberati 25 lavoratori cinesi rapiti dai beduini
La notizia è stata confermata dall’ambasciata cinese al Cairo, ma non dal governo egiziano. Impiegati in un cementificio di proprietà dell’esercito, i 25 lavoratori erano stati rapiti ieri mentre si recavano al lavoro. Per ora non vi sono dettagli sulle dinamiche del rilascio.
Il Cairo (AsiaNews) – Sono stati rilasciati i 25 lavoratori cinesi rapiti ieri da un gruppo di beduini a Lehfen, nel Sinai del nord. Lo ha annunciato oggi l’ambasciata cinese al Cairo, che in una nota spiega che gli ostaggi si trovano ricoverati in una base militare vicina al luogo del rilascio. Tuttavia il governo egiziano non ha ancora confermato la notizia e reso note le dinamiche che hanno spinto i sequestratori a liberare gli ostaggi.
Impiegati in un cementificio di proprietà dell’esercito egiziano, i 25 sono stati rapiti da un gruppo di beduini armati mentre si recavano al lavoro. Poco dopo il sequestro il gruppo di malviventi ha diffuso un messaggio per chiedere la liberazione di 5 compagni arrestati nel 2004 per l’attentato al resort Taba sul Mar rosso costato 31 vittime.
Con la caduta di Mubarak i leader delel tribù beduine hanno intensificato i loro attacchi contro oleodotti, gasdotti e infrastrutture costruite nell’area durante il regime. Nei mesi scorsi essi hanno più volte sabotato il gasdotto fra l’Egitto e Israele. Ciò sta provocando una revisione degli investimenti da parte delle società straniere, soprattutto cinesi che non hanno scrupoli ad inviare i loro lavoratori in regioni instabili. Nei giorni scorsi un altro gruppo di 29 lavoratori cinesi è stato rapito in Sudan.
Impiegati in un cementificio di proprietà dell’esercito egiziano, i 25 sono stati rapiti da un gruppo di beduini armati mentre si recavano al lavoro. Poco dopo il sequestro il gruppo di malviventi ha diffuso un messaggio per chiedere la liberazione di 5 compagni arrestati nel 2004 per l’attentato al resort Taba sul Mar rosso costato 31 vittime.
Con la caduta di Mubarak i leader delel tribù beduine hanno intensificato i loro attacchi contro oleodotti, gasdotti e infrastrutture costruite nell’area durante il regime. Nei mesi scorsi essi hanno più volte sabotato il gasdotto fra l’Egitto e Israele. Ciò sta provocando una revisione degli investimenti da parte delle società straniere, soprattutto cinesi che non hanno scrupoli ad inviare i loro lavoratori in regioni instabili. Nei giorni scorsi un altro gruppo di 29 lavoratori cinesi è stato rapito in Sudan.
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