Sichuan: si parla di corruzione per il crollo delle scuole su 9mila studenti
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Centinaia di soldati hanno già rimosso 70mila tonnellate di terra e detriti e scavato per almeno un terzo il canale per far defluire le acque del lago Tangjiashan, il più grande dei 35 nuovi laghi creati dal sisma. Intanto fonti ufficiali ammettono la cattiva costruzione delle scuole crollate in Sichuan a causa del terremooto.
E’ una corsa contro il tempo per scavare un canale per il deflusso delle acque, alimentate dal fiume Jian, prima che per la pressione crolli la diga naturale di pietre e terra e sia inondata la sottostante città di Mianyang con 1,3 milioni di persone, circa 190mila delle quali sono state già evacuate in zone più alte. La pioggia ostacola i lavori, blocca i bulldozer nel fango e gli elicotteri. Secondo Xinhua l’acqua è ancora 23 metri sotto il limite inferiore della diga e Zhou Hua, funzionario di Mianyang, rassicura che “la situazione è sotto controllo”. La stampa ha anche riportato, citando fonti per la tutela ambientale, che nel lago ci sarebbero anche circa 5mila tonnellate di veleni chimici, come acido solforico e cloridrico.
Intanto Lin Qiang, viceispettore del dipartimento educativo del Sichuan, ha per la prima volta riconosciuto che la corruzione potrebbe avere contribuito alla cattiva costruzione delle scuole crollate, che hanno seppellito oltre 9mila scolari e insegnanti su circa 68.500 vittime accertate (ma ci sono 20mila “dispersi”). I genitori delle vittime protestano che le scuole sono crollate, mentre hanno resistito edifici circostanti.
Chen Baosheng, che indaga per il ministero della Costruzione, ha confermato la cattiva costruzione della scuola media Juyuan, a Dujiangyan, dove sono morti centinaia di ragazzi: troppo poco acciaio per rinforzare il cemento e i pilastri di sostegno mal realizzati, al punto che “era del tutto prevedibile – conclude – che un simile edificio crollasse per un terremoto, sarebbe stato strano il contrario”.
Oggi Pechino si è dichiarata “felice” di ricevere “il generoso aiuto” per il terremoto dalla rivale Taiwan, a conferma del nuovo clima politico che ha visto ieri l’accordo di riprendere i colloqui, sospesi da circa 10 anni. Nei giorni scorsi Taipei aveva lamentato il rifiuto degli aiuti. Ma oggi Yang Yi, portavoce dell’Ufficio cinese per gli Affari di Taiwan, ha “ringraziato” e ha confermato che saranno accettati 800 milioni di yuan (80 milioni di euro) in denaro e merci offerti dal governo e da imprenditori di Taiwan, molti dei quali lavorano in Cina.
Nonostante l’apertura ai media per le notizie sul terremoto, è sempre “pericoloso” criticare le autorità. Il 28 maggio è stato liberato Guo Quan, detenuto per 10 giorni per articoli critici verso il governo. Guo ha scritto che Pechino ha ignorato vari segni premonitori, prima del terremoto, e che le autorità avrebbero dovuto subito preoccuparsi del nuovo lago quando ancora le acque erano basse.