Sichuan: Pechino interviene nella rivolta contro la diga
Licenziate alcune autorità locali. Gli abitanti apprezzano lo sforzo del governo centrale ma chiedono il ritiro dell'esercito.
Pechino (AsiaNews/Scmp) Il governo centrale è sceso in campo per dirimere la controversia fra gli abitanti dei villaggi del Sichuan e le autorità locali a proposito della diga di Dashu (contea di Hanyuan). Più di 10 mila persone hanno dovuto abbandonare i loro terreni per permetterne la costruzione; ma dal mese scorso i contadini hanno avviato una protesta a causa dei risarcimenti troppo bassi offerti per i terreni requisiti.
Il governo centrale è intervenuto licenziando alcuni funzionari locali. Il provvedimento ha incontrato il favore degli abitanti della contea di Hanyuan, che dicono di aver perso fiducia nelle autorità locali, che hanno finora ignorato le loro richieste. "Non crediamo più nei funzionari locali afferma un abitante di Dashu ma abbiamo fiducia nel governo di Pechino".
Lunedì scorso Wang Yang, vice segretario generale del Consiglio di Stato, ha incontrato la dirigenza locale per annunciare i licenziamenti: parlando con gli abitanti dei villaggi ha promesso che la costruzione della diga sul fiume Dadu non riprenderà finché non verrà sottoscritto l'accordo per una nuova collocazione delle famiglie. Nonostante l'intervento di Pechino, gli abitanti affermano che la tensione è ancora elevata nella zona e le truppe dell'esercito vigilano per prevenire ulteriori scontri.
Parlando a circa 1000 funzionari locali, Wang Yang ha sottolineato che difendere gli interessi del popolo "è una priorità" per il governo centrale. Egli ha poi aggiunto che la presenza dell'esercito nella zona "è necessaria per il bene del popolo: esso garantisce la sicurezza, difende le proprietà e mantiene l'ordine sociale".
A differenza di Wang Yang, gli abitanti dei villaggi non ritengono necessaria la presenza dell'esercito perché, essi dicono, stanno solo "difendendo" i loro "legittimi interessi".
Le tensioni nel Sichuan sono scoppiate il mese scorso e hanno raggiunto il culmine nei primi giorni di novembre: gli abitanti di 7 comuni si sono scontrati con le forze dell'ordine intervenute per sedare la protesta. I contadini volevano impedire lo sbarramento del fiume Dadu, ma sono stati respinti dalla polizia. Essi protestavano perché costretti ad abbandonare terreni ricchi e fertili dietro un compenso irrisorio. Secondo le autorità, negli scontri sarebbe morto un poliziotto; la popolazione afferma invece che vi sarebebro almeno 2 morti fra i civili.