14/10/2010, 00.00
CINA
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Sichuan, datore di lavoro pesta a morte 2 operai, migliaia scendono in piazza

Alcuni migranti chiedono i salari arretrati, il datore di lavoro li fa pestare a sangue, 2 muoiono in ospedale. In migliaia scendono in strada, bloccano le strade e si scontrano con la polizia. La calma torna solo dopo la promessa che i colpevoli saranno puniti.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Esplode la protesta dei lavoratori nella sudoccidentale Dujiangyan (Sichuan), dopo che 2 operai sono stati picchiati a morte dai datori di lavoro. L’11 ottobre notte in oltre 3mila sono scesi in piazza, hanno bloccato le vie e si sono scontrati con circa mille poliziotti. La folla ha fracassato alcune auto della polizia, che ha arrestato una decina di persone. La dimostrazione si è sciolta solo dopo avere saputo che 2 degli autori del pestaggio erano stati arrestati e altri sono ricercati.

Il 12 ottobre centinaia di migranti hanno bloccato l’uscita dell’autostrada. Sono andati via dopo che Li Kunxue, capo della sicurezza di Chengdu (capitale del Sichuan), ha promesso che sarà fatta giustizia per il pestaggio.

Il pomeriggio dell’11 ottobre, 8 operai migranti hanno chiesto i salari arretrati alla ditta edile Jiaxun Labour Service Company, ma sono stati malmenati. L’agenzia statale Xinhua dice che per le percosse uno degli operai, Lei Yong, è morto e un altro, Liao Xinglong, è ricoverato in ospedale, mentre Radio Free Asia parla di 2 morti.

Nella Cina comunista sono in continuo rapido aumento le cause di lavoro, per ottenere il pagamento di salari pregressi o migliori condizioni di lavoro. Secondo dati ufficiali, nel 2008 le cause di lavoro sono state 295mila, +95% rispetto al 2007. Nel 2009 sono salite a 318mila e nei primi 8 mesi del 2010 sono 207.400.

Secondo un recente studio del prestigioso China Labour Bullettin, basato su dati ufficiali su un campione di 350 operai, a Hainan circa  un sesto dei lavoratori migranti guadagna meno di 500 yuan al mese (meno di 50 euro), molto meno del salario minimo imposto per legge. Le riforme normative del 2008, per il salario minimo e i diritti dei lavoratori, sono state tuttora attuate solo in parte. Il 55% percepisce tra 500 e 100 yuan e solo una minoranza del 5% raggiunge i 2mila yuan mensili. Nella zona la paga minima mensile va da 680 a 830 yuan, secondo le città e le diverse imprese. Altri operai della zona lamentano che lavorano senza contratto o che il datore di lavoro è in arretrato anche di mesi con il pagamento dei salari.

Gli operai hanno scarsa tutela nei confronti del datore di lavoro, anche perché il sindacato unico All-China Federation of Trade Unions, controllato dallo Stato e con oltre 170 milioni di iscritti, raramente sostiene le ragioni dei lavoratori contro i datori di lavoro, e non sono permessi sindacati privati. La polizia spesso interviene per sedare le proteste degli operai, anche con la forza.

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