Si stringono i tempi della controversia nucleare e la censura iraniana diventa asfissiante
Teheran (AsiaNews) L'Iran potrebbe anche inserire la sospensione del suo programma nucleare all'interno di una trattativa con l'Occidente. L'ha affermato ieri a Washington l'ex-presidente iraniano Mohammad Khatami, che sta compiendo una visita negli Stati Uniti, su invito del Center for Global Justice and Reconciliation della Chiesa Episcopale. La visita dell'ex presidente iraniano, che comprenderà anche New York, Chicago e l'università di Harvard, sta suscitando polemiche negli Usa, ma di essa e dell'apertura contenuta nelle sue parole non hanno invece finora parlato le fonti iraniane. Il che, stando alle nuova stretta sulla libertà di stampa decisa a Teheran, dovrebbe impedire ai media del Paese di scriverne.
Il quotidiano Rooz on line, informa, infatti di una lettera del Ministero della Guida islamica, che controlla i media del Paese, che interdisce di citare negli articoli notizie fornite da fonti di informazione che non siano le 24 "valide e attendibili" indicate in una lista allegata.
L'elenco va dall'agenzia ufficiale Irna alla semiufficiale Isna, passando per Miras (CHN, agenzia di notizie dell'eredità culturale), IPNA (notizie sportive), IQNA (agenzia di notizie coraniche), YJC (Young Journalists Club) e così via. Manca qualsiasi agenzia internazionale di informazione.
Secondo la direttiva, alle agenzie iraniane di notizie non è permesso citare o tradurre informazioni da fonti "sospette". Tali sono, secondo il documento, quelle che "negano le conquiste della rivoluzione islamica, e lo spirito popolare (democratico), anticorruzione ed antimperialista del nono governo (cioè quello del presidente Ahmadinejad) e in particolare le conquiste scientifiche dell'anno scorso in Iran", cioè dall'inizio del programma nucleare. La direttiva mette in guardia i giornali sul fatto che le loro pubblicazioni o i loro servizi di notizie sono a rischio se danno notizie o resoconti di fonti diverse da quelle della lista.
Secondo Rooz, la stretta della censura troverebbe la sua ragion d'essere nell'approssimarsi delle decisioni sulla crisi nucleare: "il governo vuole imporre controlli e restrizioni sui media, nello sforzo di controllare l'opinione pubblica su tale questione".
Una discordanza dei vertici di Teheran con Khatami potrebbe allora spiegare perché non hanno finora avuto eco in patria le sue affermazioni sul fatto che se l'uso della forza e le minacce non hanno mai prodotto una soluzione, in sede di colloqui Teheran potrebbe discutere "di sospensione, di tempi della sospensione e di durata della sospensione".
Khatami ha comunque accusato gli Stati Uniti di "unilateralismo" e di "doppio standard", in quanto nella regione ci sono già tre paesi con armi nucleari: Israele, India e Pakistan. L'ex-presidente iraniano, ha infine ribadito che Teheran sta cercando di sviluppare solo tecnologia nucleare pacifica per la produzione di energia elettrica.
Il viaggio di Khatami negli Usa (dove non avrà alcun incontro con esponenti dell'amministrazione Bush, che contesta la visita) è il primo di un esponente iraniano dal 1979, quando ci fu l'assalto all'ambasciata Usa a Teheran.
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