Si lotta contro l'Aids, ma si nascondono gli strascichi della Sars
Pechino (AsiaNews) - In occasione della Giornata Mondiale dell'Aids, il vice Ministro della Sanità Zhu Qingsheng ha dichiarato alla stampa: "La Cina promette che affronteremo l'Aids come abbiamo fatto con la Sars." Stessa fermezza è stata espressa dal prof. Han Qide, vice presidente del parlamento cinese e membro dell'Istituto della Scienza Cinese. Ma molti abitanti di Pechino si augurano che la sorte dei malati di Aids sia un po' migliore di quella dei malati di Sars.
Scoppiata nel novembre 2002 nel Guangdong, la sindrome acuta respiratoria (Sars) si è diffusa in 32 paesi e ha ucciso più di 900 persone, prima di essere debellata nel giugno scorso. Nella sola Cina ha fatto 349 morti, con oltre 5300 infetti.
A più di un anno dall'epidemia la gente di Pechino si accorge che il governo sta nascondendo le conseguenze della malattia. Vi è anzitutto un'emarginazione diffusa. Nell'ultimo concorso per il reclutamento nell'esercito, alcuni giovani sono stati rifiutati perché colpiti da Sars la scorsa primavera. Alla richiesta di spiegazioni, i giovani si sono sentiti dire che "non è pericoloso, ma non si sa a lungo termine quali siano gli effetti". Anche nella vita quotidiana, nella ricerca di un lavoro, chi ha avuto la Sars è visto come un lebbroso, un potenziale "untore".
In realtà da alcuni segni pare che la Sars abbia conseguenze negative.
Un sondaggio non ufficiale ha manifestato che, soltanto a Pechino, metà del personale paramedico contagiato dalla Sars è affetto da necrosi avascolare della testa del femore. Questa malattia comporta difficoltà nel camminare fino a dover far uso di una sedia a rotelle. Nell'ospedale di Dongzhimen 7 su 9 paramedici colpiti da Sars hanno la testa del femore in necrosi; nell'ospedale di Gulou 3 su 4; all'ospedale di Ji Shuitan 3 su 18; nell'ospedale della facoltà di medicina della Beijing University 40 su 93. Non vi sono dati sull'ospedale di Xuan Wu, You An, dell'Amicizia Sino-Giapponese. Un'infermiera ha dichiarato: "Sono uscita dall'ospedale nel giugno scorso; non immaginavo di tornarvi dopo due mesi".
Le autorità sanitarie cercano di nascondere il problema, come all'inizio avevano fatto con l'epidemia di Sars. La sindrome acuta respiratoria era scoppiata nel novembre 2002, ma le autorità l'hanno riconosciuta pubblicamente solo nell'aprile 2003. Ora sta succedendo la stessa cosa con le conseguenze della Sars. Un giornalista ha chiesto di poter verificare le cifre dei malati di necrosi femorale all'ospedale della facoltà di medicina della Beijing ma ha avuto una secca risposta negativa. Alle fine un medico, chiedendo l'anonimato, ha rivelato tutto ad alcuni giornalisti. La stampa ufficiale non ha pubblicato nulla.
Fra i paramedici colpiti da Sars per aver curato gli infetti all'ospedale dell'Amicizia Sino-Giapponese, vi sono 8 che adesso sono affetti da necrosi avascolare della testa del femore. Essi hanno lanciato un appello ai responsabili dell'ospedale perché siano esaminati e curati a spese dell'ospedale. Finora è stato rifiutato ogni aiuto, sebbene la necrosi è una malattia presa durante il servizio, quando il governo definiva il personale medico "gli angeli con camice bianco".
Un ciclo di cura di 3 mesi per la necrosi avascolare della testa del femore costa circa 10 mila yuan (circa 1250 euro). Ma per la maggior parte non basterà un solo ciclo. Inoltre, alcuni più gravi, che sono già sulla sedia a rotelle, avranno bisogno di una protesi artificiale (che dura 10 anni), il cui costo è di almeno 30 mila yuan. In Cina le spese sanitarie sono a carico del paziente.
Per il personale non paramedico, i malati comuni, la situazione è ancora peggio. Una ragazza di 21 anni, He Hong, ormai sulla sedia a rotelle, ha rivelato a un giornale: "quando mesi fa sono uscita dall'ospedale, ho pensato: sono sfuggita alla morte da Sars. Vedevo finalmente il cielo azzurro. Subito dopo il mio cielo è tornato grigio. Anzi, rimarrà grigio per sempre". (BX)