Si espande in Asia la “crisi dei cereali”, dal Kazakistan alla Cina
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) – Ieri il Kazakistan ha vietato l’esportazione di grano, di cui è il quinto venditore mondiale. Con le analoghe decisioni di Russia, Ucraina e Argentina è ora chiuso circa un terzo del mercato mondiale del grano. Prezzi record del riso, dopo che ieri l’Indonesia ne ha proibito ai privati la vendita all’estero, dopo le uguali misure prese da Vietnam, Egitto, Cina, Cambogia e India.
Questi divieti sono spiegati con l’esigenza di preservare le scorte per il consumo interno e tenere bassi i prezzi domestici, per evitare massicce vendite che lucrano sui maggiori prezzi esteri. Peraltro gli esperti non prevedevano forti conseguenze dal divieto indonesiano, dato che non è un Paese grande esportatore, e l’immediato contraccolpo dimostra l’estrema agitazione mondiale e il timore di una crescente scarsità. Nel 2007 Jakarta ha importato 1,5 milioni di tonnellate di riso, mentre quest’anno, per le favorevoli condizioni atmosferiche, è previsto un raccolto di 32,63 milioni di tonnellate, persino superiore al consumo interno stimato pari a 31,45 milioni.Il riso è un alimento essenziale per i 226 milioni di abitanti e il governo vuole accumulare riserve per 3 milioni di tonnellate.
La corsa dei prezzi è spiegata per la diminuzione dei terreni agricoli, assorbiti da industrie e città, e per la produzione di biocarburante e molti osservano che c’è un forte aumento di consumo in India e Cina. Il Vietnam parla di un’inflazione del 9,2% (la più alta dell’area) e dei forti aumenti per carburante e pesticidi (anche +75%). Intanto si prevede un forte aumento dei prezzi della carne di maiale, spinta su dai maggiori costi per l’alimentazione, specie per grano e soia.
Ma sempre più esperti osservano che la produzione globale non è diminuita e non escludono che ci siano veri accaparramenti a fini speculativi.
Intanto l’India tira un sospiro di sollievo, dopo l’annuncio del Dipartimento di scienza e tecnologia di New Delhi che le piogge monsoniche, che iniziano a giugno, dovrebbero essere sufficienti per le coltivazioni di riso, grano e piante da olio. I tre quinti delle coltivazioni indiane non hanno sistemi di irrigazione e dipendono dalle piogge. Il Paese ha consumato le proprie riserve, ora ha cibo sufficiente a coprire il fabbisogno per sole 12 settimane, e l’aumento dei costi alimentari ha spinto l’inflazione a una crescita del 7,41% nell’ultima settimana di marzo.
In Cina Zeng Liying, vicedirettore dell’Amministrazione statale per il grano, prevede invece che la produzione di tale cereale, sebbene in aumento e stimata pari a circa 500 milioni di tonnellate, sarà insufficiente per il consumo interno. Zhu Changguo, presidente dell’Associazione cinese per cereali e oli, prevede una diminuzione della produzione di riso. Lo Stato acquista grandi quantità di cereali dai contadini, ma questi protestano che i prezzi imposti non sono adeguati agli aumenti dei costi di produzione e scoraggiano qualsiasi innovazione. Il contadino Zhu Sixiong dell’Hebei osserva che il costo della produzione di riso è cresciuto dai 6.750 yuan per ettaro del 2006 ai 9mila del 2007, ma il sussidio del governo è salito di soli 1.800 yuan.
Nello Sri Lanka il forte aumento del prezzo del grano induce sempre più gente a ritornare a un maggior consumo di riso e legumi, scelta applaudita persino dalle autorità. Il presidente Mahinda Rajapakse si è detto “molto felice per il minor consumo di derivati di grano e farina”, diminuito del 40% secondo dati ufficiali. La Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura dell’Onu ha messo lo Sri Lanka tra i 14 Paesi in “emergenza alimentare” per l’aumento dei prezzi. Il Paese, una volta considerato “il granaio dell’Oriente”, importa ora grandi quantità di cereali. (PB)