15/01/2010, 00.00
TURCHIA
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Si consolidano le voci che vogliono una vera trasformazione democratica della Turchia

di NAT da Polis
Per la prima volta una manifestazione di turchi solidalirizza con il Patriarcato ecumenico, che sta diventando un punto di riferiment di quanti vogliono una evoluzione positiva della società. Gioca a loro favore il conflitto latente tra il vecchio establishment kemalista e la nuova borghesia creata dall’AKP.
Istanbul (AsiaNews) - Manifestazione di turchi (nella foto) per esprimere solidarietà al Patriarcato ecumenico e in genere a tutte le minoranze che vivovono da secoli in Turchia. E’ accaduto, per la prima volta, qualche giorno fa e, sebbene vi abbia partecipato solo un centinaio di persone, ha suscitano l’interesse dei media turchi, accorsi in massa al Fanar, ormai punto di  riferimento delle voci “alternative”, che vogliono una reale evoluzione democratica di questa terra.
 
A questo hanno sicuramente contribuito le continue prese di posizioni del patriarca Bartolomeo, culminate nella frase, in una intervista alla CBS, che “in Turchia ci sentiamo come crocefissi”. Ciò ha provocato la reazione negativa del ministro degli esteri Davutoglu - dal quale Erdogan ha preso le distanze, anche se in maniera evasiva - e un riscontro positivo su gran parte della stampa turca.
 
I partecipanti alla manifestazione fanno parte della “Genc Siviller” (giovani cittadini) e sono studenti e intellettuali, tra i quali spicca Baskin Oran, di varia estrazione etnica e religiosa. Ciò prova che la Turchia non è quella massa omogeneizzata, obiettivo che il vecchio establishment Kemalista voleva realizzare con la sua ideologia laico-nazionalista e l’eliminazione di qualsiasi diversità, ricorrendo, ove necessario, agli strumenti della pulizia etnica e ai golpe.
  
I membri della “Genc Siviller” si autodefiniscono figli delle lacrime versate per la democrazia , e, come dichiara il loro rappresentante Bilal Mecit, vogliono sensibilizzare grandi strati della popolazione turca per la conquista delle vere libertà democratiche e contro qualsiasi iniziativa golpista, caratteristica ricorrente nella vita politica turca.
 
Lo stesso loro portavoce ha ricordato che con il cosiddetto “affare gabbia” era stato progettato un attacco contro le minoranze cristiane, compreso l’assassinio di Bartolomeo, addossandone la responsabilità ai mussulmani. Sventato due mesi fa, il piano mirava a screditare internazionalmente l’attuale governo e provocare l’intervento dell’esercito con la scusa di voler evitare l’islamizzazione della società turca.
 
Certo fa impressione vedere delle manifestazioni del genere davanti alla sede del Patriarcato ecumenico, quando appena 2-3 anni fa nello stesso luogo avvenivano manifestazioni di stampo opposto, tutte mosse dai nazionalisti e da persone che si dichiaravano di sinistra, ma che erano al soldo del vecchio establishment e che esigevano la chiusura del Patriarcato e si opponevano alla visita di Benedetto XVI in Turchia.
 
Insomma come si commenta diffusamente ad Istanbul, cominciano a consolidarsi varie voci sia nella stampa che in movimenti per la trasformazione veramente democratica della società turca. Le sostiene anche il continuo e latente scontro tra il vecchio establishment Kemalista e la nuova bprghesia creata dall’AKP, ispirata al modello ottomano. Ciò ha permesso di allentare la presa soffocante che l’apparato politico in Turchia ha sempre esercitato sulla popolazione e fa assaporare soprattutto ai giovani, momenti di libertà del tutto sconosciuti nei tempi passati .
 
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