Si chiude l’Apec, fra scontri sullo yuan e libero scambio nel Pacifico
L’incontro delle economie dell’Asia-Pacifico sembra concludersi con un accordo per la creazione della più grande zona commerciale del mondo. Ma Obama torna a bacchettare Pechino per la moneta sottovalutata.
Honolulu (AsiaNews) – Non accenna a placarsi la cosiddetta “guerra dello yuan”, lo scontro che vede contrapposti Washington e Pechino sulla rivalutazione della moneta nazionale cinese. Il presidente americano Barack Obama ha affermato che sulla questione la Cina “non ha ancora fatto abbastanza”, mentre per la sua controparte Hu Jintao “non è il valore dello yuan che può risolvere i problemi americani”.
Parlando al margine del vertice dell’Apec (l’incontro dei 21 Paesi che affacciano sul Pacifico) che si è svolto alle Hawaii, il leader Usa ha chiarito che i “leggeri miglioramenti” sulla questione non bastano e ha spronato Pechino a fare di più. Dura la reazione cinese: “Anche se lo yuan è salito di molto, questo non basta a risolvere i problemi degli Stati Uniti. Abbiamo aumentato di molto il valore monetario e continueremo a farlo, ma soltanto in maniera graduale”.
La questione è cruciale. Il valore della “moneta del popolo (renminbi)”, infatti, condiziona in maniera diretta il costo del lavoro della manodopera cinese e dà a Pechino un chiaro vantaggio nel campo delle esportazioni. In questo modo, però, penalizza in maniera incisiva il tasso di occupazione americano e squilibra la bilancia commerciale fra le due nazioni: secondo i deputati repubblicani del Congresso, si tratta di “atti di pirateria”.
Tuttavia le due economie sono troppo interconnesse per arrivare a uno strappo diretto, e Pechino continua a vantare un enorme quantitativo di debito estero americano in cassa: Obama, che conosce molto bene questi dati, ha sottolineato infatti la “necessità” di cooperare e di trovare “soluzioni che siano condivise e condivisibili, per la crescita e il vantaggio reciproco”
Dal vertice Apec, però, il presidente americano ha tratto anche qualche risultato: Barack Obama è riuscito a fare decollare il suo progetto per creare la più grande zona di libero scambio di tutto il mondo. Obama ha raccolto ieri l’adesione di Canada e Messico alla proposta di una “Trans-Pacific Partnership” (Tpp), dopo aver già incassato l’ok del Giappone.
Questa zona di libero scambio - che riunisce circa 800 milioni di consumatori e quasi il 40% dell’economia globale - diventerà una volta creata la più grande partnership commerciale del mondo, molto più avanti rispetto all'Unione europea che non produce che un quarto della ricchezza mondiale: “Ora abbiamo l’opportunità di muoverci verso il nostro obiettivo finale: l’economia regionale senza ostacoli”.
Parlando al margine del vertice dell’Apec (l’incontro dei 21 Paesi che affacciano sul Pacifico) che si è svolto alle Hawaii, il leader Usa ha chiarito che i “leggeri miglioramenti” sulla questione non bastano e ha spronato Pechino a fare di più. Dura la reazione cinese: “Anche se lo yuan è salito di molto, questo non basta a risolvere i problemi degli Stati Uniti. Abbiamo aumentato di molto il valore monetario e continueremo a farlo, ma soltanto in maniera graduale”.
La questione è cruciale. Il valore della “moneta del popolo (renminbi)”, infatti, condiziona in maniera diretta il costo del lavoro della manodopera cinese e dà a Pechino un chiaro vantaggio nel campo delle esportazioni. In questo modo, però, penalizza in maniera incisiva il tasso di occupazione americano e squilibra la bilancia commerciale fra le due nazioni: secondo i deputati repubblicani del Congresso, si tratta di “atti di pirateria”.
Tuttavia le due economie sono troppo interconnesse per arrivare a uno strappo diretto, e Pechino continua a vantare un enorme quantitativo di debito estero americano in cassa: Obama, che conosce molto bene questi dati, ha sottolineato infatti la “necessità” di cooperare e di trovare “soluzioni che siano condivise e condivisibili, per la crescita e il vantaggio reciproco”
Dal vertice Apec, però, il presidente americano ha tratto anche qualche risultato: Barack Obama è riuscito a fare decollare il suo progetto per creare la più grande zona di libero scambio di tutto il mondo. Obama ha raccolto ieri l’adesione di Canada e Messico alla proposta di una “Trans-Pacific Partnership” (Tpp), dopo aver già incassato l’ok del Giappone.
Questa zona di libero scambio - che riunisce circa 800 milioni di consumatori e quasi il 40% dell’economia globale - diventerà una volta creata la più grande partnership commerciale del mondo, molto più avanti rispetto all'Unione europea che non produce che un quarto della ricchezza mondiale: “Ora abbiamo l’opportunità di muoverci verso il nostro obiettivo finale: l’economia regionale senza ostacoli”.
Vedi anche