Si celebra oggi la nascita del Buddha mentre in Nepal cresce la tensione
Kathmandu (AsiaNews) – Il Nepal celebra oggi il 2554° anniversario della nascita del Buddha Gautam, esempio mondiale di pace e di umanità e fondatore della religione buddista. Ma il Paese vive in un clima di paura e di violenza, con i partiti politici che non riescono a trovare un accordo e con il mandato dell’Assemblea Costituente che scade domani.
Buddisti di molti Paesi si sono radunati in Nepal per la celebrazione. Analoghe celebrazioni si svolgeranno in Sri Lanka, Myanmar, Thailandia, Corea e in molti altri Stati. Altissima la partecipazione dei buddisti tibetani: alcune centinaia sono venuti per l’occasione, ma circa 20mila tibetani vivono in Nepal come rifugiati. Dal 2002 le Nazioni Unite hanno proclamato questo giorno come festivo.
Il presidente nepalese Ram Baran Yadav, in una dichiarazione per l’anniversario del Buddha, ha lanciato un appello a tutti i nepalesi perché aiutino i partiti a trovare un accordo. “Il Nepal –ha detto- può diffondere nella globalità la pace di Buddha” e ha auspicato che i leader politici lavorino “per creare consenso nel Paese, che è la strada per la pace nel Paese”.
Il presidente Yadav e il premier Madhav Kumar erano attesi a una celebrazione speciale a Lumbini, luogo natale del Buddha, ma hanno annullato perché impegnati nella difficile crisi politica. Domani scade, infattti, il termine stabilito nel 2008 per la firma della nuova costituzione, che per essere approvata ha bisogno della firma del partito maoista .
A Lumbini è andato Minendra Rijal, ministro per la Cultura, che ha detto che “l’identità del Nepal è guidata dal Buddha, come Suo Paese”. “Tutta la popolazione dovrebbe professare la pace del Buddha per creare una vera pace nel Paese”.
La crisi tra l'attuale governo e maoisti è iniziata nel maggio 2009 dopo le dimissioni dell'ex primo ministro e leader maoista Prachanda, dovute al mancato reintegro degli ex guerriglieri all'interno dell'esercito. A tutt'oggi non esiste un accordo tra la coalizione di governo e i leader maoisti. Essi chiedono le dimissioni dell'attuale primo ministro e nuove elezioni. Nelle scorse settimane essi hanno organizzato uno sciopero generale che ha rischiato di portare il Paese verso una nuova guerra civile e il fallimento economico.