Shivaratri, il primo festival indù sotto il governo maoista
di Kalpit Parajuli
Oltre 400mila devoti in vista al tempio di Pashupati. Ingenti le misure di sicurezza. Le autorità vietano l’uso di marijuana. Tra i fedeli è ancora viva la polemica dopo il tentativo di destituzione dei monaci indiani promosso a gennaio dal governo.
Kathmandu (AsiaNews) - Oltre 400mila devoti hanno visitato il tempio di Pashupati in occasione del festival indù del MahaShivaratri, il primo celebrato nell’era della nuova laicità della Repubblica federale democratica, istituita il 28 maggio dello scorso anno. Alle cerimonie ha preso parte il capo dello Stato Ram Baran Yadav, che ha compiuto la tradizionale offerta votiva del puja alla presenza dei monaci e dei pellegrini.
I devoti giunti al luogo di culto dedicato a Shiva “signore del bestiame” e situato a Deopatan, a tre chilometri da Kathmandu, provengono in buona parte dal Nepal, ma le autorità locali riportano che oltre 100mila indù sono di nazionalità indiana e diverse migliaia di fedeli appartengono ad altri Paesi dell’Asia del sud.
Ingente il dispiegamento di forze di sicurezza (oltre 3mila uomini) previsto dal Pashupatinath Area Development Trust (Padt) per garantire il flusso regolato dei pellegrini e prevenire eventuali disordini. All’inizio del nuovo anno il tempio di Pashupati è stato infatti teatro di scontri tra fedeli e monaci contro il governo. L’esecutivo maoista aveva imposto responsabili nepalesi per il culto, infrangendo una tradizione centenaria che affidava il compito ai bhandari, monaci di origine indiana.
Per garantire il buon esito del festival il Padt ha deciso di vietare l’utilizzo della marijuana, il cui consumo era concesso ai santoni; di eliminare le corsie preferenziali di accesso al tempio per i vip; di garantire ai devoti un massimo di 50 minuti di coda per entrare.
Nonostante questi accorgimenti molti pellegrini si sono lamentati per la lunghezza dell’attesa e per l’inquinamento del fiume la cui acqua serve per compiere le offerte a Shiva. Tra i devoti, soprattutto quelli di origine indiana, è poi ancora viva la polemica per l’intrusione del governo negli affari dei monaci preposti alla cura di Pashupati. Anche l’ex primo ministro Girija Prasad Koirala ha messo in guardia l’esecutivo maoista dall’“attaccare la tradizione e la libertà religiosa”.
Vedi anche