Sheikh Hasina a Copenhagen: Bangladesh,“più vulnerabile” ai cambiamenti climatici
di William Gomes
Dalla conferenza Onu sul clima il premier lancia l’allarme: un innalzamento di un metro delle acque provocherebbe 40 milioni di profughi entro il 2050. Necessarie “azioni immediate” e un accordo “vincolante” sul taglio delle emissioni inquinanti. Ma il vertice di Copenhagen pare avviato al fallimento.
Dhaka (AsiaNews) – “È giunto il tempo di mostrare una saggezza comune e prendere le giuste decisioni, per un mondo più verde e abitabile”. Dal vertice sul clima in corso a Copenhagen, il premier del Bangladesh Sheikh Hasina lancia un monito alla comunità internazionale, sottolineando che “le generazioni future ci giudicheranno per le scelte che faremo oggi”. Il primo ministro richiama l’attenzione sul proprio Paese, definendo “il Bangladesh la nazione più vulnerabile al mondo”.
Il vertice Onu sul clima pare avviato ad un fallimento. I negoziati stentano a decollare, pochi i progressi e la Cina sembra escludere la possibilità di accordo. Il negoziatore capo di Pechino si oppone alla bozza danese, che dovrebbe essere proposta in giornata. Egli ha aggiunto che è favorevole a “una breve dichiarazione politica di qualche tipo”, senza però specificarne i contenuti. Nelle prossime ore a Copenhagen sono attesi i vari leader mondiali, ma si riducono al lumicino le speranze di un patto comune per il taglio delle emissioni che provocano l’effetto serra.
Il premier del Bangladesh, nel suo intervento di ieri, sottolinea invece l’urgenza di un “impegno comune” per fronteggiare l’emergenza. “I profughi causati dai cambiamenti climatici – spiega Sheikh Hasina – aumentano di giorno in giorno. L’innalzamento dei mari e l’aumento delle temperature stanno distruggendo l’habitat dei pesci e la vita dei nostri pescatori”. A questo si aggiungono “i disastri naturali, l’erosione degli argini e la salinizzazione dei fiumi” che mettono in pericolo la vita di “milioni di famiglie dedite all’agricoltura”.
Hasina sottolinea che “i fondi dedicati allo sviluppo” sono deviati per gli “interventi di emergenza” e i cambiamenti climatici hanno “un impatto tra lo 0,5 e l’1% del Prodotto interno lordo (Pil)”. Un innalzamento di un metro del livello delle acque – causato dal surriscaldamento globale – inonderebbe “il 18% delle terre emerse” del Paese, provocando almeno “20 milioni di profughi” per un totale di “40 milioni privati di ogni forma di sussistenza entro il 2050”.
A conclusione del suo intervento, il premier invoca “azioni immediate” e un accordo “vincolante” per i Paesi industrializzati “sul taglio delle emissioni inquinanti”. “Ho fiducia che la dinamica leadership di Copenhagen – afferma Hasina – assicurerà risposte positive al termine della conferenza. Bisogna andare oltre gli egoismi e gli interessi nazionali, promuovere una guida saggia e comune, prendere azioni decise”. Auspici che, visti gli ultimi sviluppi, paiono destinati a rimanere disattesi.
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