Shanghai: a rischio i privilegi fiscali di Pudong, cuore dell'economia cinese
Al momento, il distretto offre alle compagnie straniere una riduzione del 50 % delle tasse rispetto alle altre città cinesi. Pechino progetta per il 2008 una riforma fiscale che elimina i privilegi e parifica i tassi per tutto il Paese.
Shanghai (AsiaNews/Scmp) Il governo centrale cinese e quello di Shanghai stanno discutendo un cambio di politica economica che potrebbe eliminare le convenienti agevolazioni fiscali per le compagnie straniere che operano nel distretto di Pudong, il cuore pulsante dell'economia cinese. La decisione, in potenza, rende la città molto meno attraente per gli investitori.
Se messo in pratica, il cambiamento darebbe un nuovo segnale della perdita di potere da parte di Shanghai da quando l'ex presidente Jiang Zemin nativo della città - ha lasciato la sua carica, tre anni fa. Al momento, la municipalità è sotto attacco per la scoperta di un clamoroso scandalo legato all'appropriazione indebita dei fondi pensionistici.
Per anni, Shanghai ha offerto forti riduzioni fiscali agli stranieri come incentivo agli investimenti: con l'appoggio di Pechino, questa politica ha reso la città, ed in particolar modo il distretto di Pudong, il centro finanziario e commerciale della Cina.
Al momento, le compagnie estere con base nel distretto pagano il 15% di tasse contro la media che oscilla fra il 27 ed il 33% applicata nel resto della città. La discussione sul parificare la tassazione in tutta la zona va avanti da anni ma ora, visto il progetto di applicare entro il 2008 una politica fiscale comune a tutta la nazione, il dibattito ha assunto una nuova urgenza.
Molte industrie locali pagano tasse pari al 33% dei loro introiti, ma la riforma vuole introdurre una tassazione del 25% per tutti. Shanghai vorrebbe mantenere il trattamento speciale per Pudong, mantenendo un'imposizione più bassa della media nazionale oppure facendo includere nella riforma una clausola che garantisce il mantenimento dei tassi attuali per i prossimi cinque o dieci anni.
Un'altra possibilità sarebbe quella di fare del distretto una zona economica speciale, come Shenzhen, e sperare che nella nuova legge sia mantenuto il diritto attualmente riservato a queste zone di imporre tasse in maniera autonoma.
Comunque sia, qualunque cambiamento potrebbe rafforzare il rapporto diretto fra Pudong e Pechino, lasciando da parte Shanghai. Già ora, il distretto divide i guadagni derivati dal fisco con il governo centrale.
Un portavoce della municipalità nega di essere a conoscenza di un qualunque cambiamento della situazione ed un rappresentante del Dipartimento investimenti locale sottolinea che la decisione non è di loro competenza. Molte compagnie estere stanno tuttavia guardando al di là di Shanghai.
Lo scorso anno, la città ha ricevuto investimenti esteri diretti per un totale di circa 60 miliardi di dollari oltre ad altri cento in investimenti collegati. Il tasso è comunque in calo rispetto al boom della metà degli anni '90.
14/09/2006