Shanghai, sciopero davanti alla fabbrica fornitrice di Apple, Motorola e HP
Oltre 1.000 operai hanno aderito a una contestazione di due giorni contro i licenziamenti e le violenze delle forze dell’ordine. Chiedono il rispetto dei loro diritti dei lavoratori e si oppongono al trasferimento della ditta in altra sede.
Shanghai (AsiaNews) - Più di 1.000 operai di una fabbrica di Shanghai hanno aderito a uno sciopero di due giorni per protestare contro i licenziamenti e le violenze delle forze dell’ordine contro i lavoratori, che hanno causato diversi feriti. La fabbrica è di proprietà dell’azienda elettrica di Singapore “Hi-P International”, che lavora in subappalto per Apple e Hewlett Packard.
Il calo della domanda di beni da importare in Europa e Stati Uniti – diretta conseguenza della crisi mondiale in atto – colpisce in maniera sempre più dura la Cina, “fabbrica del mondo”. Aumentano nel contempo le proteste dei lavoratori contro il governo e gli industriali, che fra corruzione e negazione dei diritti dei lavoratori fanno calare i salari e aumentare il tasso di disoccupazione.
I lavoratori sono entrati in sciopero mercoledÏ scorso contro l’annuncio del licenziamento di circa 1.000 operai a fronte della decisione dell’azienda di trasferire la produzione in un’altra città. Lo sciopero è in corso da due giorni, ma le violenze della polizia – che ha caricato i manifestanti in diverse ondate – hanno costretto la maggior parte degli operai a rinunciare.
Oggi sono circa 50 gli operai ancora in sciopero. I contestatori chiedono maggiori informazioni sui piani dell’azienda e condizioni economiche più vantaggiose. Tao Yong, operaio di circa 30 anni, racconta: “A volte ci chiedono di lavorare per 18 o 19 ore al giorno. Gli straordinari, non pagati, ammontano alle 8 ore di lavoro per cui veniamo salariati”
Negli ultimi tempi si sono moltiplicate le proteste in Cina: solo il mese scorso, più di 7mila lavoratori hanno scioperato contro licenziamenti e tagli di stipendio nella provincia meridionale del Guangdong, mentre altre centinaia hanno protestato a Shenzhen per chiedere il pagamento degli straordinari.
Il calo della domanda di beni da importare in Europa e Stati Uniti – diretta conseguenza della crisi mondiale in atto – colpisce in maniera sempre più dura la Cina, “fabbrica del mondo”. Aumentano nel contempo le proteste dei lavoratori contro il governo e gli industriali, che fra corruzione e negazione dei diritti dei lavoratori fanno calare i salari e aumentare il tasso di disoccupazione.
I lavoratori sono entrati in sciopero mercoledÏ scorso contro l’annuncio del licenziamento di circa 1.000 operai a fronte della decisione dell’azienda di trasferire la produzione in un’altra città. Lo sciopero è in corso da due giorni, ma le violenze della polizia – che ha caricato i manifestanti in diverse ondate – hanno costretto la maggior parte degli operai a rinunciare.
Oggi sono circa 50 gli operai ancora in sciopero. I contestatori chiedono maggiori informazioni sui piani dell’azienda e condizioni economiche più vantaggiose. Tao Yong, operaio di circa 30 anni, racconta: “A volte ci chiedono di lavorare per 18 o 19 ore al giorno. Gli straordinari, non pagati, ammontano alle 8 ore di lavoro per cui veniamo salariati”
Negli ultimi tempi si sono moltiplicate le proteste in Cina: solo il mese scorso, più di 7mila lavoratori hanno scioperato contro licenziamenti e tagli di stipendio nella provincia meridionale del Guangdong, mentre altre centinaia hanno protestato a Shenzhen per chiedere il pagamento degli straordinari.
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