Shanghai, inaugurata la Zona di libero commercio. Ma senza il suo creatore
Shanghai (AsiaNews) - Con una solenne cerimonia guidata dal ministro del Commercio Gao Hucheng, la Cina ha inaugurato ieri la sua prima Zona di libero commercio sul territorio nazionale. La Zona - 29 chilometri quadrati nel distretto di Shanghai - rappresenta un test in vista di presunte nuove liberalizzazioni nel mondo commerciale e finanziario della seconda economia al mondo. Mistero sull'assenza di Li Keqiang, il nuovo primo ministro cinese, considerato l'architetto di questo esperimento.
Le regole precise per le liberalizzazioni nell'area saranno rese note soltanto alla fine dell'anno. Per adesso si sa che esse riguardano 18 settori economici, che vanno dalla finanza al trasporto via mare, e soprattutto il mercato valutario: all'interno della Zona, infatti, i tassi di interesse saranno regolati dal mercato e non dalla Banca centrale cinese (come accade nel resto del Paese) e sarà concesso il libero scambio fra la moneta nazionale (yuan renminbi) e le altre valute.
Inaugurando il complesso, il ministro Gao ha detto che "si tratta di una mossa significativa per la Cina, che vuole mettersi al passo con i nuovi trend nell'economia e nel commercio globale". Molti analisti ritengono però che essa sia in realtà una mossa obbligata per Pechino, che nel 2012 ha registrato una crescita del Pil pari al 7,7 %, il dato peggiore degli ultimi 13 anni. Per mantenere un traino economico in grado di tenere bassi i prezzi e alti i tassi di occupazione - e quindi la stabilità sociale e politica - la Cina ha bisogno di raggiungere ogni anno almeno l'8,5 % di crescita del Pil.
Wellian Wiranto, che cura il settore di investimenti strategici per la Barclays Plc, ha alcune riserve: "L'impatto di questa Zona si rivelerà solo con il tempo. Stanno imparando dove andare e cercano di vedere l'impatto delle aperture in maniera sicura, prima di applicarlo al resto della nazione". Per cercare di "rendere confortevole" agli stranieri la vita nella Zona, il governo ha comunque promesso di liberare internet dalla censura di Stato.
Meno confortevole la situazione di Hong Kong, fino a ieri unico porto franco con accesso diretto al mercato (e ai capitali) della Cina continentale. Molti abitanti del Territorio temono che l'apertura della Zona di Shanghai possa avere impatti disastrosi sul loro benessere economico, e per alcuni questa è una sorta di "ripicca" delle autorità centrali per l'alto livello di democrazia a cui Hong Kong non vuole rinunciare.
Yin Zonghua, direttore del Dipartimento per il commercio internazionale del ministero cinese del Commercio, ha cercato di dissipare i dubbi: "Il Territorio ha i suoi propri vantaggi che lo possono aiutare a giocare un ruolo importante anche a Shanghai. I cambiamenti che stanno avvenendo saranno soltanto un beneficio per la prosperità e la stabilità a lungo termine di Hong Kong".