Shandong, cyber-dissidente condannato a due anni di carcere per aver criticato il regime
Li Jianping, che ha partecipato ai moti di piazza Tiananmen, ha passato 500 giorni in carcere prima di conoscere la sua sentenza.
Zibo (AsiaNews) La Corte intermedia del Popolo di Zibo ha condannato a due anni di carcere il cyber-dissidente Li Jianping, ritenuto colpevole di "incitamento alla sovversione del potere statale". I giudici si sono pronunciati 6 mesi dopo l'inizio del processo e ad oltre 500 giorni dall'arresto.
Lo riporta Human Rights in China, organizzazione che lavora per i diritti umani in Cina, con base negli Stati Uniti.
Il verdetto si basa su alcuni articoli che criticano la corruzione del governo e le violenze contro le minoranze, pubblicati da Li su siti gestiti da cinesi d'oltreoceano.
Il dissidente, 40 anni, ha partecipato al movimento pro-democrazia ed anti-corruzione del 1989, fermato dal governo con il massacro di piazza Tiananmen: all'epoca, Li era impegnato nella creazione della Federazione delle università di Shanghai.
Dopo la violenta repressione delle proteste, egli è sopravvissuto lavorando in ambito medico a Zibo, nella provincia orientale dello Shandong, continuando però a criticare il regime tramite la rete.
Il 27 maggio del 2005, la polizia entra nella sua casa per una "ispezione di Internet" e lo porta via "a causa di immagini indecenti trovate sul suo computer": l'arresto diviene formale il 30 giugno dello stesso anno.
Durante la prima udienza del processo, il 12 aprile del 2006, la polizia presenta 31 articoli scritti dal dissidente che criticano il regime e denunciano violazioni dei diritti umani nella provincia. Dopo aver ascoltato l'atto di accusa, i giudici se ne vanno senza emettere alcuna sentenza: la condanna arriverà solo il 25 ottobre scorso.
Secondo il Codice di procedura penale cinese, una sentenza deve essere emessa al massimo dopo un mese e mezzo dall'arresto: i legislatori concedono un mese di più per quei casi che richiedano "indagini straordinarie e motivate".
21/09/2006