"Sgarbo" del governo israeliano verso il cardinale Moussa Daoud
La Chiesa si augura la ripresa del negoziato tra Santa Sede e Israele
Gerusalemme (AsiaNews) - Il primo atto ufficiale della visita del Cardinale Moussa Daoud in Terra Santa, l'ingresso solenne a Betlemme, è stato parzialmente ostacolato dall'esercito israeliano che presidia le strade che portano da Gerusalemme a Betlemme e si è quindi svolto in modo diverso dal protocollo consolidato. Questo prevede infatti che il primo ingresso di un Cardinale di Santa Romana Chiesa a Betlemme si svolga in maniera uguale all'ingresso solenne del Patriarca latino di Gerusalemme alla vigilia di Natale, e cioè attraverso la strada principale che passa vicino alla "Tomba di Rachele", accanto alla quale lo ricevono i rappresentanti dei comuni di Betlemme e Bet Sahour assieme al parroco e ai fedeli.
Da diverso tempo l'esercito israeliano ha bloccato questa strada, ma alla vigilia di Natale era stata comunque riaperta per permettere l'ingresso del Patriarca.
Mercoledì mattina, però, a nulla sono valsi l'intervento energico della diplomazia vaticana e le spiegazioni dei preposti al protocollo ecclesiastico (muniti, tra l'altro, di ampia documentazione fotografica dell'ultimo ingresso di un Cardinale Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, quello del Cardinale Achille Silvestrini, il predecessore di Daoud, il 7 dicembre 1997). Conseguentemente, come protesta per la mancata osservanza della tradizione locale, ecclesiastica e civile, i rappresentanti dei comuni non hanno accettato la proposta dell'esercito israeliano di accogliere il Cardinale Prefetto in un altro posto. Il convoglio del Cardinale si è visto nel frattempo costretto a prendere un'altra strada, non quella principale e tradizionale, per raggiungere la Basilica della Natività.
Nei prossimi giorni si prevedono proteste formali - dei comuni e della Chiesa - e riunioni informative con il Corpo consolare di Gerusalemme e altri rappresentanti diplomatici.
Raggiunto da AsiaNews, padre David-Maria A. Jaeger, ofm, portavoce ufficiale della Custodia di Terra Santa, la quale ha la responsabilità dell'accoglienza e dell'accompagnamento del Cardinale nella visita al Santuario di Betlemme, ha manifestato la propria "sorpresa e delusione" per le "scelte improvvise delle autorità militari" di impedire in parte il regolare svolgimento di un rito civile-religioso, normalmente "serenamente gioioso" e "profondamente radicato" nella cultura locale, qual'è "l'ingresso solenne a Betlemme, per la via maestra, di un Principe della Chiesa".
Padre Jaeger non lo dice esplicitamente, ma si sa che gli ambienti ecclesiastici sono molto preoccupati per quanto accaduto, anche in vista del prossimo ingresso solenne a Betlemme (tenuto allo stesso protocollo) del nuovo custode francescano di Terra Santa, il cui nome (a tutt'oggi segreto) potrà essere rivelato - previa conferma della Santa Sede - entro questo mese.
Le proteste seguite allo "sgarbo" - come è definito dalla Chiesa di Gerusalemme - subito mercoledì dal cardinale Daoud e dai suoi ospiti, ecclesiastici e civili, hanno come fine quello di convincere il governo israeliano a non comportarsi in modo simile in occasione dell'arrivo del nuovo Custode, e permettere così che il rito si svolga secondo la tradizione.
Il portavoce della Custodia si è augurato inoltre che l'accaduto possa servire da "ennesima prova" della necessità che il governo di Israele ritorni a quel tavolo di negoziato con la Santa Sede da esso "unilateralmente disertato il 28 agosto dell'anno scorso", perché soltanto la "riattivazione del meccanismo della Commissione bilaterale permanente di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele (incaricata di elaborare accordi stabili e pubblici su tutte le questioni dei rapporti Chiesa-Stato) permettere di evitare conflitti ed incomprensioni e di costruire quei rapporti corretti di vicendevole riguardo e opportuna coordinazione tra la Chiesa Cattolica e lo Stato ebraico" che sarebbero nell'interesse di entrambe le Parti.