12/09/2024, 12.43
LANTERNE ROSSE
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Sfruttati e abusati: oltre il Covid, l'emergenza medici e infermieri in Cina

Un rapporto del China Labour Bulletin documenta gli ultimi 10 anni di violazioni e criticità nella sanità. Una situazione che la pandemia di Covid ha solo alimentato, e scoperchiato, a fronte di problematiche pregresse e sistematiche. Mancato pagamento di stipendi, attacchi di pazienti o familiari, sovraccarichi e disparità alcuni dei nodi irrisolti.

Pechino (AsiaNews) - Uno spaccato preoccupante sulla condizione dei lavoratori della Sanità in Cina, dottori e infermieri, maschi e femmine perché in questo caso non vi sono sostanziali differenze, che si aggravata ancor più con la pandemia prima e, due anni più tardi, l’allentamento della politica “zero-Covid”. È quanto emerge da un lungo rapporto pubblicato il 9 settembre scorso dal China Labour Bulletin (Clb), che documenta gli ultimi 10 anni (2013-2023) di violazioni e abusi dei diritti dei professionisti del comparto medico con una tendenza al peggioramento nell’ultimo periodo. Al suo interno emergono casi di mancati pagamenti dei salari, sovraccarichi di lavoro, disparità di trattamento, mancata sicurezza nelle strutture - con casi di decesso e omicidio di operatori - e mancanza di rappresentatività, a partire da quella sindacale.

A causa delle difficoltà e dei limiti nella raccolta dei dati, il rapporto sulla situazione sanitaria è concentrato sulle condizioni di medici e infermieri interni agli ospedali del Paese. Fra le principali ragioni di protesta vi è mancato corrispettivo per il lavoro eseguito (o emolumenti di gran lunga inferiori al contratto), questioni relative all’assicurazione o il Fondo previdenza per gli alloggi (Hpf), con 62 incidenti registrati pari al 45,9% del totale. La maggior parte delle proteste è avvenuta negli ospedali privati (quasi il 60%) e, di questi, attorno al 70% in strutture non inquadrate o classificate. 

Le condizioni degli operatori sanitari in Cina sono state messe a nudo con la pandemia di Covid-19, a partire dalla prima morte “eccellente” legata al virus con lo scoppio dell’emergenza sanitaria a inizio 2020: quella del medico oftalmologo Li Wenliang il 7 febbraio 2020 a Wuhan, primo medico a dare l’allarme sul pericolo rappresentato dalla nuova “polmonite misteriosa” che stava già provocando numerosi casi, e vittime. Egli è ritenuto l’esempio dei sacrifici compiuti dai sanitari, che negli anni successivi hanno continuamente affrontato rischi mortali a causa dell’attuazione e del successivo (e repentino) abbandono delle misure di prevenzione della pandemia in tutto il Paese.

A fine 2022 l’improvvisa inversione di rotta e la cancellazione della politica “zero-Covid” da parte di Pechino, maggiormente preoccupata dagli effetti devastanti delle chiusure sull’economia, ha ulteriormente aumentato richieste e pressioni sugli operatori sanitari a livello nazionale. Lottando per mantenere servizi regolari, medici e infermieri si sono trovati ad affrontare carichi di lavoro eccessivi e rischi professionali, oltre alla riduzione degli stipendi e persino al mancato pagamento dei salari e delle prestazioni di assicurazione sociale, e talvolta al pericolo di vita.

Nelle varie proteste che si sono susseguite nell’ultimo decennio, soprattutto nel biennio 2022-23, vi è un problema comune: dottori e infermieri non hanno una rappresentanza efficace per i loro interessi, tanto da non avere altra scelta se non quella di far valere le loro richieste pubblicamente e cercare assistenza o solidarietà dall’opinione pubblica. Poiché il sindacato ufficiale - All-China Federation of Trade Unions (Acftu) - è l’unico autorizzato e non ha rappresentato efficacemente gli operatori sanitari, i lavoratori sono soli nel cercare di combattere problemi inerenti al sistema nel suo complesso e che sfociano in proteste, anche dure. 

Raccogliendo e analizzando i casi di azioni collettive dei lavoratori del settore sanitario e le loro richieste di aiuto online, il China Labour Bulletin ha permesso di tracciare un quadro del settore, che appare preoccupante. Anche perché, secondo gli esperti, le problematiche sono legate a questione connaturate al sistema e a una mancanza di tutela dei diritti, che finiscono per favorire attacchi o episodi di violenza di pazienti o familiari. Inoltre, gli operatori sanitari lamentano negligenza o scarsa attenzione dei vertici ospedalieri e dei dipartimenti governativi nei casi di violenza per mani dei pazienti. A questo si somma anche la mancanza di supporto e protezione a tutela della sicurezza; al contrario, nei casi in cui si sono registrate proteste la risposta è stata il pugno di ferro con soppressione delle dimostrazioni e arresti di medici e infermieri. 

Nel maggio 2022 Yu Xiaobao, vicepresidente del settore a capo della gestione degli ospedali privati della China Hospital Association, ha rivelato che oltre 2mila strutture private sono fallite e hanno chiuso dopo la pandemia. Fra i motivi vi sono la riduzione del numero di visite dei pazienti e il crescente carico di lavoro per la prevenzione e il controllo del Covid, la cui eredità continua a colpire ancora oggi gli operatori sanitari del Paese del dragone. Ad esempio, il 3 novembre 2023, un gruppo di medici del Ruzhou Maternity and Child Health Hospital di Henan ha manifestato, rivendicando il mancato pagamento di oltre un anno di stipendi. In sospeso anche i fondi per l’assicurazione sociale e quelli di previdenza. Le autorità hanno replicato affermando che il calo delle nascite, l’impatto della pandemia e altri fattori hanno determinato un crollo nelle attività sanitarie del centro, col conseguente calo delle entrate e un ritardo nei pagamenti.

Tuttavia, sarebbe inesatto e limitato attribuire i problemi dei diritti del lavoro nel settore sanitario e le relative problematiche solo a SARS-CoV-2. Al contrario, l’emergenza pandemica ha semplicemente innescato - e scoperchiato - problemi di vecchia data. Da qui la richiesta degli esperti di promuovere una serie di misure per rinforzare il sistema, come la garanzia di iscrizione a un sindacato, il quale deve essere libero di trattare con i vertici degli ospedali difendendone i diritti.

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