Sfide e prospettive del lavoro sociale in Vietnam
Hanoi (AsiaNews) – Il Vietnam, che è in crescita, ha bisogno di operatori sociali, che scarseggiano e soprattutto manca una adeguata formazione per chi vuole entrare in tale attività. Il governo comunista, peraltro, non vuole che i cattolici partecipino alle attività sociali ed a quelle educative. Il che crea nuove difficoltà per i docenti cattolici e gli operatori sociali ne soffriranno.
Un punto sulle attività di lavoro sociale nel Paese, a partire dal 1987 – quando il Vietnam ha aperto le porte allo sviluppo economico e sociale – è stato fatto nei giorni scorsi in occasione di un incontro alla Università del lavoro e degli affari sociali ad Hanoi, in occasione della 11ma Giornata internazionale del lavoro sociale. Alla celebrazione hanno preso parte più di 500 persone.
L’incontro è stato organizzato in collaborazione con il Save Children Fund dell’UNICEF ed i gruppi Save Children di Svezia e Gran Bretagna, oltre a diverse organizzazioni non governative e si è svolto in una città nella quale la popolazione ha sofferto per la grande alluvione delle settimane scorse.
L’incontro ha avuto dunque l’obiettivo di valutare i risultati del lavoro sociale a partire dal 1987. Il Vietnam è un Paese in via di sviluppo ed ha bisogno di investire in lavoro sociale professionale. Il governo vuole controllare tutti i settori del lavoro sociale, della previdenza sociale ed i progetti di sviluppo.
Un duro giudizio sul sistema educativo del Vietnam è venuto dalla signora Nguyen Thi Oanh, master in lavoro sociale, per molti anni collaboratrice di Tuoi Tre, giornale del governo. Il sistema, ha detto “attualmente è veramente cattivo. Coloro che insegnano materie sociali non hanno riparazione specifica. Molti di loro sono specializzati in altre cose, sono medici, psicologi, storici e perfino docenti di politica. Le materie sociali debbono mettere a fuoco su teoria e pratica ed ogni studente di lavoro sociale deve avere buoni programmi di preparazione, libri e luoghi di formazione al lavoro”.
“Non possiamo organizzare – ha sottolineato poi – una grande organizzazione di lavoro sociale a livello centrale. Bisogna organizzare associazioni o gruppi di lavoro sociale per il nord, il centro ed il sud. Se ci dividiamo in piccoli gruppi, possiamo organizzare un lavoro sociale di buon livello”.
Ma il governo vuole controllare tutto e non vuole la presenza dei cattolici.