30/03/2007, 00.00
LIBANO
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Sfeir: è la Siria che continua a impedire il libero sviluppo libanese

di Youssef Hourany
In un’intervista, il cardinale sottolinea le manovre di Damasco per bloccare il tribunale internazionale, rivela di aver chiesto a Lahoud di dimettersi e sostiene che l’alleanza con Hezbollah è voluta da Aoun per diventare presidente della Repubblica.

Beirut (AsiaNews) – La Siria, che continua ad impedire il libero sviluppo del Libano, il presidente della Repubblica, Emile Lahoud, che rifiuta di dimettersi e passa il tempo a polemizzare, Michel Aoun, che si è alleato con Hezbollah per averne l’appoggio nella sua scalata al posto di capo dello Stato. Amareggiato per l’andamento del vertice della Lega araba, che ha evidenziato le divisioni tra i libanesi, il patriarca maronita Nasrallah Sfeir sembra essersi convinto ad abbandonare la linea di prudenza finora seguita di fronte alla crisi che da più di quattro mesi paralizza il Paese, stando a quanto gli attribuisce una intervista pubblicata oggi dal quotidiano kwaitiano al-Rai.

Nell’intervista il card. Sfeir tra l’altro rivela di aver chiesto per due volte a Lahoud, “che passa l tempo a polemizzare con coloro che lo criticano”, di dimettersi: una volta, a voce, a Natale, ed una seconda, per iscritto, attraverso il suo vicario generale mons. Roland Abou Jawde. “Ho detto al presidente – racconta - che era seduto vicino a me, a Natale, che il Paese ha bisogno di un passo salutare, anche a costo della vostra scadenza. Successivamente gli ho mandato un messaggio scritto attraverso uno dei miei collaboratori, chiedendogli di dimettersi, ma…”.

E, a proposito di Lahoud, appare significativo che oggi il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon sarà a Beirut per una serie di incontri con i leader politici, ma non si recherà a visitare il presidente della Repubblica.

L’intervista con Sfeir appare mirata alle conclusioni del vertice arabo di Riyadh, che ha messo in secondo piano la questione libanese. Il patriarca rileva che già la presenza di due diverse delegazioni di Beirut – una guidata da Lahoud, l’altra dal primo ministro Fouad Siniora – “ha danneggiato il Paese”, evidenziandone le divisioni. In proposito, il card. Sfeir aggiunge che “l’esercito siriano ha lasciato il Libano, ma continua ad essere presente per mezzo dei suoi servizi, come anche attraverso le pressioni di coloro che si allineano sulle sue posizioni e prendono su di essi i suoi impegni”.

La Siria, inoltre, “preme con forza sui gruppi ad essa affiliati per impedire la formazione del tribunale internazionale ed impedire l’accordo interno”. La Siria, spiega, teme la formazione del tribunale voluto dall’Onu, che dovrebbe giudicare i responsabili dell’uccisione dell’ex premier Rafic Hariri e degli altri omicidi politici avvenuti in Libano, “perché è il principale accusato”. Ma “questo tribunale è  necessario per fermare la serie di uccisioni e fare giustizia”.

“A che servono - chiede poi - le tende che occupano le piazze?”, ricordando che il sit-in impiantato da Hezbollah fin dal primo dicembre ha causato la chiusura del centro commerciale e turistico del paese, un fatto che ha costretto molti libanesi ad emigrare e che continua a minacciare tutti i libanesi cristiani e musulmani.

Il cardinale, infine, si rammarica delle divisioni tra i leder cristiani e sostiene che Aoun “ha un accordo con Hezbollah, convinto che avrà il supporto del partito per essere eletto presidente”.

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