Sfeir: servono governo di unità nazionale, nuovo capo dello Stato ed elezioni
Beirut (AsiaNews) – Dar vita ad un governo di unità nazionale, eleggere il nuovo presidente della Repubblica, elaborare una nuova legge elettorale ed indire elezioni politiche. Sono questi i passi che il patriarca maronita card. Nasrallah Sfeir ritiene “una buona soluzione” per uscire dalla attuale crisi libanese. Il card. Sfeir ne ha parlato nel corso di una intervista al quotidiano francese La Croix, uscita il giorno dopo la visita compiuta alla stesso Patriarca dal presidente della Repubblica, Emile Lahoud.
Il presidente è andato ad illustrare una sua proposta di un nuovo governo “di salvezza nazionale”, che dovrebbe essere composta di soli sei ministri, “uno per ogni maggiore comunità religiosa” del Paese, e che dovrebbe restare in carica per garantire la scelta del nuovo capo dello Stato.
“Il governo attuale – rileva da parte sua il cardinale – fa ciò che può per mantenere l’ordine nella misura del possibile. C’è bisogno di un governo di unità nazionale, che ci faccia superare questo periodo difficile”.
Un momento nel quale c’è anche quanto sta accadendo a Nahr-El-Bared, dove sono asserragliati gli estremisti di Fatah al-Islam, che il porporato definisce “fuorilegge, mercenari che sono venuti all’attacco al preciso scopo di destabilizzare il Paese. Alcuni danno loro armi e denaro. Ciò non è tollerabile”.
A provocare la situazione, secondo il patriarca, anche la creazione del tribunale internazionale che dovrebbe giudicare gli omicidi politici commessi in Libano, a partire da quello dell’ex premier Rafic Hariri, che già da oggi dovrebbe essere discussa dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. “Ci sono persone e Stati che non lo vogliono. La crisi di Nahar El-Bared è stata provocata nella speranza di bloccare il processo di formazione del tribunale e di impedire un accordo interno”. “Nel 2005 – aggiunge – sono stati commessi 14 attentati. Se i responsabili si sentono al sicuro, continueranno. Il tribunale è il solo messo per distoglierli dai loro cupi disegni. Qualcuno dice che ciò provocherà disordine nel Paese, ma il disordine c’è già. Si uccide e si continua ad uccidere”.
La scelta del nuovo presidente della Repubblica, per consuetudine costituzionale un cristiano, è infine una questione sulla quale il patriarca esprime l’auspicio che, pur divisi tra maggioranza e opposizione, i leder maroniti sappiano trovare un’intesa, “purché non si attacchino, il che purtroppo è ciò che avviene”.
Ciò porta il card. Sfeir a sostenere che il futuro presidente dovrebbe essere scelto “al di fuori dei due campi”, cioè di maggioranza e opposizione. “non è facile, ma è la soluzione migliore”.