Sfeir resta preoccupato, mentre salgono le quotazioni di Sleiman
La maggioranza esprime “appoggio incondizionato” alla candidatura del capo dell’esercito alla presidenza della Repubblica. Ma serve un emendamento della Costituzione e l’opposizione pone condizioni.
Beirut (AsiaNews) – Sembra concretizzarsi la possibilità che il Libano si avvii ad avere un nuovo presidente della Repubblica, nella persona del comandante dell’esercito Michel Sleiman. Ma la situazione resta preoccupante, come ha evidenziato ancora ieri il patriarca maronita Nasrallah Sfeir.
Il cardinale ha voluto un'altra volta esprimere la sua alta preoccupazione di fronte allo sviluppo drammatico della situazione nel paese, richiamando la responsabilità di tutti, invitando tutti a compiere il loro dovere civico e criticando quelle persone che continuano a minacciare la stabilità del Paese. Il patriarca ha poi rinnovato il suo appello a tutti i deputati perché assolvano la loro alta responsabilità e partecipano all'elezione del nuovo presidente, prevista per il 7 dicembre. Il card. Sfeir non ha nascosto la sua amarezza a causa del vuoto costituzionale e per le voci che continuano a criticare la sua posizione.
Quanto alla scelta del nuovo capo dello Stato, i leader della maggioranza hanno espresso ieri sera il loro appoggio incondizionato per un emendamento dell'articolo 49 della Costituzione, per poter eleggere il 59enne generale Michel Sleiman, attuale comandante dell'esercito, come 17mo presidente della Repubblica, durante la prossima riunione del Parlamento. L'ex presidente Amin Gemayel ha sostenuto che l’attuale comandante dell’esercito “potrebbe favorire il processo di pace e far ritornare la fiducia nel Libano, dopo la crisi politica che ha colpito il Paese da molto tempo".
L’opposizione guidata da Hezbollah, da un lato dice di non voler accettare un emendamento costituzionale presentato da un governo che essa considera illegittimo, dall’altro pone una serie di condizioni per accettare la candidatura di Sleiman. Si va da quella che al capo della maggioranza, Saad Hariri, non sia permesso di diventare primo ministro, a quella di un nuovo governo nel quale le sia garantito “il terzo di blocco”, ossia la possibilità di impedire qualsiasi decisione dell’esecutivo. Da parte sua, il generale Michel Aoun, finora candidato dell’opposizione alla presidenza, ha detto di appoggiare il generale Sleiman, ma chiede che si dimetta in occasione delle elezioni politiche del 2009, invece di arrivare alla sua naturale scadenza del 2013.
Sleiman è a capo dell’esercito dal 1998, quando ancora il Libano era sotto “tutela” siriana e per questo da qualche parte è accusato di essere un alleato di Damasco. D’altro canto gli si riconosce di aver tenuto l’esercito fuori dalle dispute politiche e si sottolinea il comportamento rigoroso dei militari durante l’assedio del campo di Nahar el-Bared, ove erano trincerati gli estremisti di Fatah al-Islam, ritenuti in occidente una emanazione dei servizi segreti di Damasco. (YH)
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