Sfeir ha portato in Vaticano le preoccupazioni per il futuro del suo Paese
Beirut (AsiaNews) - Le preoccupazioni per la crisi politica che ha bloccato le istituzioni libanesi e per i toni aspri che sta assumendo la divisione ormai esistente tra i cristiani del Paese dei cedri: sono i problemi che il patriarca maronita, card. Nasrallah Sfeir, ha portato in Vaticano ed al Papa in questi giorni della sua permanenza a Roma. E’ quanto sostengono fonti libanesi vicine al Patriarcato che vedono anche un collegamento tra gli incontri del card. Sfeir in Vaticano e la visita che vi ha compiuto all’inizio della settimana il sottosegretario di Stato USA per il Medio Oriente, David Welch, ricevuto dal segretario per i rapporti con gli Stati, l'arcivescovo Dominique Mamberti, ex - consigliere alla nunziatura apostolica in Libano, definito dai politici libanesi “acuto conoscitore della realtà e della mentalità libanese, oltre che del modo nel quale il patriarca Sfeir dirige la Chiesa maronita da più di 21 anni”.
Le stesse fonti libanesi ricordano anche la preoccupazione espressa a più riprese dal card. Sfeir di fronte al grande aumento del fenomeno migratorio, dovuto alla crisi economica, che sta assumendo un carattere permanente e non transitorio e rischia di privare il Paese della sua classe produttiva.
Gli incontri del patriarca maronita vengono definiti “ricchi di contenuti” e se ne sottolinea la vicinanza con il prossimo sinodo dei 40 vescovi maroniti, in programma nella prima settimana di giugno, e con la scadenza del mandato del presidente della Repubblica, Emile Lahoud, il 24 novembre, incarico che la Costituzione riserva ad un cristiano.
"Il pericolo sta dietro le nostre porte", commenta con AsiaNews la situazione un vescovo maronita che ha preferito mantenere l'anonimato. Di qui, spiega, la ricerca di aiuto in Vaticano dove, tra poco più di un mese, si recherà anche il presidente americano George W. Bush.
Ma al centro delle ansie della Chiesa maronita resta la divisione tra i cristiani. C’è persino chi accusa il card. Sfeir di aver perso la sua posizione politica “neutrale” e di essersi avvicinato al gruppo del “14 marzo” ed all’alleanza Geagea-Hariri, preferita a quella tra il generale Michel Aoun e Hezbollah.
Si spera, alla fine, che Roma possa fare qualcosa, anche in relazione alla nota preoccupazione del Papa per la presenza cristiana in Medio Oriente.