Sfeir, sul futuro del Libano gravano le divisioni tra cristiani e le pretese di Hezbollah
Beirut (AsiaNews) La divisione esistente tra i cristiani, il problema del ritorno degli "sfollati" alla Montagna libanese e le affermazioni di Hezbollah sul suo diritto a proseguire la lotta fino al completo ritiro israeliano da ogni parte del territorio nazionale sono le questioni che in questi giorni agitano il Paese dei Cedri. In questo quadro, c'è attesa per la riunione mensile dei vescovi maroniti a Bkerke, che il patriarca Nasrallah Sfeir presiederà mercoledì. Si prevedono prese di posizione su alcuni temi di massima attualità, come il dialogo inter-religioso molto attuale in questo mese del Ramadan, soprattutto dopo le dure critiche rivolte il mese scorso contro "l'incomprensione" della conferenza tenuta da Benedetto XVI durante il suo incontro con il mondo accademico il 12 settembre scorso.
In un incontro con AsiaNews, il card. Sfeir ha evidenziato che "il Libano sta vivendo un momento molto critico, pieno di domande che riguardano il suo futuro politico ed il futuro delle comunità cristiane. Alla luce dello sviluppo rapido della situazione ha aggiunto - aspettiamo una risposta esauriente della comunità internazionale, capace di chiarire le prospettive del momento, in modo di aiutare i cittadini a rimanere nel loro Paese malgrado le difficoltà economiche e politiche". Incontrando un gruppo di esponenti del mondo politico e religioso, il card. Sfeir ha denunciato "il pericolo che minaccia la presenza cristiana in Libano, a causa della divisione che regna dentro la comunità cristiana. Non si dà retta ha aggiunto - agli appelli dei responsabili religiosi e non si tiene conto della presenza di una Esortazione apostolica del 1997, che si può sintetizzare in un appello alla ricostruzione del tessuto sociale cristiano". Il patriarca ha trattato con i suoi ospiti il tema della liberta, indicandolo come un'eredita molto preziosa del pensiero di Giovanni Paolo II, ed ha rivolto dure critiche contro alcune correnti di pensiero che stanno distruggendo la liberta sotto l'ombra del "fanatismo, del fondamentalismo e sotto la violenza".
Dal canto suo, l'arcivescovo maronita di Jbeil, mons Bechara Rai, ha espresso la sua preoccupazione e la sua "profonda tristezza" di fronte alle ultime dichiarazione del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nassrallah, "che continua ad affermare il loro diritto di mantenere le armi, mentre i cristiani continuano a subire le conseguenze tragiche del conflitto tra Israele ed il partito di Dio".
A conferma delle preoccupazioni del patriarca, il generale Michel Aoun, parlando con AsiaNews ha ribadito la sua ferma condanna contro alcune voci che "pretendono di esseri i veri rappresentanti dei cristiani" (con riferimento indiretto al capo della Forza libanese Samir Geagea), indicando la necessita di "tessere il tessuto sociale della società libanese" ed esprimendo la sua preoccupazione di fronte alla crisi che sta distruggendo il paese e soprattutto la comunità cristiana.
Il generale Aoun ha espresso appoggio alla causa degli sfollati, chiedendo al leader druso Walid Joumblatt ed al comandante delle Forze libanesi Samir Geagea, che egli accusa di essere i veri responsabili dell'esodo dei cristiani dalla montagna libanese nel 1983, e che sono diventati alleati, di trovare la modalità giusta per facilitare il rientro di questi sfollati nei loro villaggi.
Ad Aoun ha risposto ieri Joumblatt, con un incontro a Moukhtara per rilanciare la riconciliazione tra drusi e cristiani della regione della Montagna. Dal canto suo, il presidente delle Forze libanesi, in un messaggio inviato per un incontro che ha visto riuniti a Zahle, nella Bekaa, 30mila partecipanti ha affermato la volontà del suo movimento di condurre i cristiani ad una reale partecipazione alo Stato, ad avere un avvenire nel quale non avranno paura per i loro figli,, a riprendere il loro ruolo di avanguardia sul piano culturale, intellettuale e politico.
Oggi infine, il comandante dell'esercito libanese, generale Michel Souleiman ha presieduto una cerimonia per il ritorno, dopo 34 anni, della bandiera libanese sulla famosa collina "Al Labbouna", nel sud del Paese. Il generale ha sostenuto l'importanza di quest'avvenimento che coincide con il ritiro quasi totale dell'esercito israeliano, ha espresso il suo desiderio di vedere le promesse d'Israele mantenute, con il ritiro dalle colline che sono ancora occupate e dalle Fattorie di Sheeba ed ha ribadito la necessità di lavorare insieme per rafforzare l'unità nazionale che costituisce il pilastro fondamentale per la rinascita di un "Paese esemplare" nella regione.