Serve un maggior impegno sociale per i bambini di strada vietnamiti
Secondo le statistiche il loro numero è sensibilmente diminuito, ma sono aumentati i ragazzi migranti, che spesso non hanno neppure un certificato di nascita. Sarebbe necessario un coordinamento degli organismi, che le autorità non consentono.
Ho Chi Minh City (AsiaNews) – In Vietnam, stando ai dati dello Street Educators’ Club, nel 2007 il numero dei bambini di strada è diminuito da 21mila che erano nel 2003 ad 8mila. In particolar, ad Hanoi è passato da 1.507 a 113 ed a Ho Chi Minh City, nei primi tre mesi dell’anno, è sceso da 8.507 a 794. Ma sta crescendo il numero dei ragazzi migranti, e bambini di strada sono anche i ragazzi migranti.
Lo spiega Hang, una operatrice sociale che lavora con i bambini di strada nel distretto di Thu Duc. “Per guadagnare – dice ad AsiaNews – vanno nelle zone industriali. Ci sono genitori che sfruttano il lavoro dei loro figli”. “Bisogna avere maggiore consapevolezza dei diritti dei bambini. Il governo deve dare maggiore attuazione agli impegni presi con a Conferenza sui diritti del bambino che ha firmato nel 1999. Adesso, molti bambini di strada non hanno neppure un certificato di nascita, e quando cresceranno non avranno documenti personali e di conseguenza non potranno lavorare per enti statali né andare in ospedale”.
“Per portare aiuto ai bambini sfortunati – spiega Thuong, un operatore che ha esperienza sul campo – ci dobbiamo basare sulla Conferenza e sulla nostra legge per la oro protezione e cura. I centri di accoglienza hanno lavorato bene con i bambini di strada, ma non hanno voce sui diritti dei bambini, che non hanno documenti, cosicché non possono andare all’università e, quando lavorano, i loro salari sono molto bassi, perché le società li usano per abbassare i prezzi dei prodotti. E ragazzi di 14/16 anni lavorano senza misure di sicurezza”.
La necessità di coordinare l’azione di quanti operano nel settore à evidenziata da un altro esperto, Son. “Ci sono – dice – almeno 400 organizzazioni non governative internazionali che si occupano di 15mila bambini che vivono in condizioni speciali e difficili. Ebbene, ci sono ancora bambini di strada e migranti che conducono una vita pericolosa: possono essere spinti o trovarsi nell’illegalità, negli abusi sessuali, nella violenza e possono essere vittime dell’Aids. Ma le autorità locali non permettono alle associazioni di consorziarsi per scambiarsi esperienze e informazioni, per intervenire a difesa dei diritti dei ragazzi. Se avessero sostegno, gli operatori potrebbero accrescere la conoscenza di genitori ed autorità locali dei loro doveri verso i bambini”.
“Per attuare le norme sulla protezione dei bambini – conclude – sarebbe necessario che le autorità locali avessero politiche sociali concrete e che il lavoro degli operatori fosse valutato come una attività professionale”.
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