28/10/2022, 10.04
COREA DEL SUD
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Seoul: i conservatori chiedono testate nucleari, Washington dice di no

di Guido Alberto Casanova

Le Forze armate Usa dal 1991 hanno ritirato tutti gli armamenti atomici, ma le minacce dalla Corea del Nord preoccupano. I politici che hanno fatto la proposta sono marginalizzati dallo stesso Partito conservatore. Il 55% dei cittadini vorrebbe lo sviluppo di un programma nucleare nazionale. 

Seoul (AsiaNews) - Sale la tensione nella penisola coreana: tra fine settembre e la prima metà di ottobre la Corea del Nord si è cimentata in una lunga serie di lanci di missili balistici, accompagnati ad altre provocazioni militari. Di fronte alla minaccia di Pyongyang, i cui test simulerebbero un attacco al Sud secondo la propaganda, a Seoul si è ricominciato a invocare lo sviluppo di un proprio arsenale nucleare.

La proposta, avanzata da alcuni esponenti conservatori, fa parte del più ampio dibattito sul ruolo degli armamenti nucleari nella difesa del Paese. A partire dal 1991, grazie a un accordo collettivo sulla denuclearizzazione della penisola, le Forze armate Usa hanno ritirato dalla Corea del Sud tutte le testate atomiche. Negli ultimi 20 anni però il Nord ha sviluppato un suo programma di armamenti che di fatto lo rendono oggi una potenza nucleare.

Le voci a favore dello sviluppo di un arsenale provengono soprattutto dal campo conservatore. Due settimane fa, durante un’intervista radiofonica, il parlamentare Kim Gi-hyeon ha detto che secondo lui “la Corea del Sud dovrebbe muoversi verso un proprio armamento nucleare”. A fargli eco è stato il sindaco di Daegu, Hong Joon-pyo, che in un post su Facebook ha messo in dubbio la risolutezza degli Stati Uniti a intervenire nel momento in cui la minaccia nordcoreana lo renda necessario: “Se la Corea del Nord usasse le armi nucleari contro di noi, sarebbero in grado di contrattaccare coi loro arsenali nucleari?”, ha scritto Hong. Anche alcuni ex generali sudcoreani hanno espresso l’opinione che Seoul dovrebbe esplorare questa strada e rafforzare le proprie capacità nucleari latenti.

Al momento però è lo stesso Partito conservatore a marginalizzare queste voci. Il presidente dellla formazione al potere, Chung Jin-suk, ha escluso che il Paese possa dotarsi di armamenti perché questo significherebbe abbandonare il Trattato di non-proliferazione. Oltre alle ricadute economiche negative per la Corea del Sud, ciò avrebbe anche l’implicito effetto di legittimare il programma nucleare del Nord. Chung, come molti altri, ritiene invece che vada rafforzata l’alleanza con gli Stati Uniti, che forniscono un ombrello nucleare contro le minacce nordcoreane.

Da parte sua il governo conservatore di Yoon Suk-yeol sta valutando ogni opzione disponibile. Come riportato da indiscrezioni dei media locali, il governo avrebbe preso in considerazione l’idea di chiedere all’alleato statunitense di tornare a dispiegare testate nucleari a difesa del Paese. Washington però non sembra entusiasta: nelle ultime settimane si sono moltiplicate le dichiarazioni ufficiali dell’ambasciata e delle autorità Usa che rimarcano come tutte le capacità militari degli Stati Uniti siano impiegate per la difesa della Corea del Sud, inclusi gli armamenti nucleari. La riconferma dell’impegno per la sicurezza del Paese va di pari passo con l’obiettivo della denuclearizzazione di tutta la penisola, come ricordato dalla Casa Bianca qualche tempo fa.

Dopo le rassicurazioni giunte negli ultimi giorni, il dibattito in Corea del Sud si è smorzato e le dichiarazioni pubbliche del governo ora tendono a escludere l’opzione del ridispiegamento di armamenti nucleari statunitensi nel Paese. Secondo il ministro della Difesa Lee Jong-sup, il governo “mantiene la politica di perseguire la denuclearizzazione della penisola coreana”. Eppure, ormai sono in pochi a crederci ancora. Secondo i sondaggi, il 92,5% dei sudcoreani ritiene che il Nord non abbandonerà il suo programma, mentre il 55,5% sostiene lo sviluppo di un arsenale nucleare nazionale.

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