Seoul: Pyongyang si avvicina al tavolo del disarmo nucleare
Secondo il capo negoziatore sudcoreano ai colloqui a 6 sul disarmo, “la transizione del potere è andata bene. Ora il regime deve capire quanto guadagna a eliminare il suo arsenale atomico e quanto perde se continua su questa strada”.
Seoul (AsiaNews/Agenzie) – Aiuti umanitari, cambio di regime e possibile revoca delle sanzioni internazionali potrebbero convincere il nuovo dittatore della Corea del Nord a tornare al tavolo del disarmo nucleare della penisola. Ne è convinto il capo-negoziatore di Seoul, Lim Sung-nam, secondo cui “tutte queste prospettive positive, questi benefici, sono un forte incentivo alla nuova leadership. I dialoghi a sei sul disarmo sono di fatto un processo con cui si spiega a Pyongyang quanto costa avere un programma nucleare e quanto si guadagna a eliminarlo”.
I dialoghi a sei sono composti dalle due Coree, la Cina, la Russia, il Giappone e gli Stati Uniti. Nati all’inizio del 2000, hanno lo scopo di eliminare programmi nucleari pericolosi nell’area del Pacifico. Nonostante le proteste e le minacce internazionali, Pyongyang ha sviluppato il proprio arsenale atomico ed è arrivata, nel 2008, a sperimentarlo: per questo i colloqui si sono bloccati e la comunità internazionale ha imposto bandi e sanzioni sul regime che l’hanno portato sull’orlo del baratro.
Secondo Lim, la morte di Kim Jong-il non ha cambiato di molto la situazione interna: “Da come abbiamo visto le cose, la situazione è stabile. Non ci sono indicazioni di cambiamenti politici di sorta, la transizione è stata molto tranquilla”. Il problema è economico e alimentare: la Corea del Nord, distrutta da anni di politiche senza senso, ha più della metà della popolazione sotto la soglia della povertà. Solo gli aiuti (sempre più sporadici) della Cina e di alcuni gruppi umanitari cristiani della Corea del Sud impediscono una nuova carestia.
I dialoghi a sei sono composti dalle due Coree, la Cina, la Russia, il Giappone e gli Stati Uniti. Nati all’inizio del 2000, hanno lo scopo di eliminare programmi nucleari pericolosi nell’area del Pacifico. Nonostante le proteste e le minacce internazionali, Pyongyang ha sviluppato il proprio arsenale atomico ed è arrivata, nel 2008, a sperimentarlo: per questo i colloqui si sono bloccati e la comunità internazionale ha imposto bandi e sanzioni sul regime che l’hanno portato sull’orlo del baratro.
Secondo Lim, la morte di Kim Jong-il non ha cambiato di molto la situazione interna: “Da come abbiamo visto le cose, la situazione è stabile. Non ci sono indicazioni di cambiamenti politici di sorta, la transizione è stata molto tranquilla”. Il problema è economico e alimentare: la Corea del Nord, distrutta da anni di politiche senza senso, ha più della metà della popolazione sotto la soglia della povertà. Solo gli aiuti (sempre più sporadici) della Cina e di alcuni gruppi umanitari cristiani della Corea del Sud impediscono una nuova carestia.
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