Seoul “apre” (con molte riserve) a Pyongyang
di Joseph Yun Li-sun
Nel messaggio di inizio d'anno alla Corea del Sud, il presidente Lee Myung-bak si dice “pronto a riprendere un colloquio con il Nord, che deve rinunciare alle provocazioni militari e smetterla con il nucleare”. Mentre il regime stalinista pensa a peggiorare la situazione.
Seoul (AsiaNews) - La Corea del Sud “è pronta a riprendere un colloquio con la parte nord della penisola, a patto però che questa interrompa ogni provocazione militare e apra le porte agli ispettori per controllare il loro programma nucleare”. Lo ha detto il presidente di Seoul Lee Myung-bak nel corso del suo messaggio di fine anno alla nazione.
Lee, acceso conservatore, ha chiarito però che “se non si verificherà un atteggiamento sincero, saremo pronti a rispondere con la forza”. Secondo gli analisti, si tratta di un modo di fare che riflette l’arrivo delle elezioni parlamentari e presidenziali in Corea del Sud: l’attuale leader e il suo Grand National Party sono nel mirino dell’opinione pubblica per l’inflazione galoppante e i pochissimi risultati ottenuti con Pyongyang.
Secondo Yoon Deok-min, professore di Studi nordcoreani all’Istituto coreano per gli Affari esteri, non ci sono possibilità di un cambiamento rapido: la morte di Kim Jong-il e la presa di potere da parte del suo delfino Kim Jong-un sono entrambi punti a sfavore. Per Yoon “il nuovo leader farà di tutto per peggiorare i rapporti bilaterali. In questo modo potrà proseguire nella sua affermazione al potere”.
Anche il messaggio di inizio d'anno del dittatore nordcoreano riflette questa mentalità. Pubblicato in forma di editoriale senza firma, il testo invita il popolo a “prepararsi per un anno di grande prosperità, che sarà possibile solo se tutti i nordcoreani difenderanno con la vita il leader Kim Jong-un”. La Corea del Nord conta 23 milioni di abitanti: la metà vive sotto la soglia della povertà.
Lee, acceso conservatore, ha chiarito però che “se non si verificherà un atteggiamento sincero, saremo pronti a rispondere con la forza”. Secondo gli analisti, si tratta di un modo di fare che riflette l’arrivo delle elezioni parlamentari e presidenziali in Corea del Sud: l’attuale leader e il suo Grand National Party sono nel mirino dell’opinione pubblica per l’inflazione galoppante e i pochissimi risultati ottenuti con Pyongyang.
Secondo Yoon Deok-min, professore di Studi nordcoreani all’Istituto coreano per gli Affari esteri, non ci sono possibilità di un cambiamento rapido: la morte di Kim Jong-il e la presa di potere da parte del suo delfino Kim Jong-un sono entrambi punti a sfavore. Per Yoon “il nuovo leader farà di tutto per peggiorare i rapporti bilaterali. In questo modo potrà proseguire nella sua affermazione al potere”.
Anche il messaggio di inizio d'anno del dittatore nordcoreano riflette questa mentalità. Pubblicato in forma di editoriale senza firma, il testo invita il popolo a “prepararsi per un anno di grande prosperità, che sarà possibile solo se tutti i nordcoreani difenderanno con la vita il leader Kim Jong-un”. La Corea del Nord conta 23 milioni di abitanti: la metà vive sotto la soglia della povertà.
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