25/07/2006, 00.00
Corea del Sud
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Seoul, pronta la bozza della Legge anti-discriminazione

Dopo tre anni di lavoro, la Commissione nazionale per i diritti umani ha presentato il testo all'Ufficio presidenziale e ne ha raccomandato una rapida approvazione. Venti i criteri di base, diffuse le proteste dei datori di lavoro.

Seoul (AsiaNews/Jad) – La Commissione nazionale per i diritti umani ha presentato ieri al governo sudcoreano una bozza di legge sulla prevenzione della discriminazione, uno dei fenomeni sociali più diffusi nel Paese, e ne ha raccomandato al primo ministro l'approvazione. Grazie alla bozza, su cui la Commissione lavora dal 2003, l'Ufficio blu [il Gabinetto presidenziale ndr] dovrebbe elaborare il testo della legge e presentarla per l'approvazione all'Assemblea nazionale entro marzo.

Secondo il futuro decreto, il Paese si deve impegnare ad eliminare la discriminazione in tutti i settori, pubblici e privati: attenzione speciale per i campi dell'istruzione e del lavoro. Il concetto di discriminazione viene definito in base a venti criteri, fra cui sesso, razza, religione, età, nazionalità e preferenze sessuali.

Il governo sarà tenuto inoltre a sanzionare la "discriminazione indiretta", ovvero quel fenomeno che tratta in maniera ingiusta un gruppo di persone: compresi nella definizione, le molestie sul lavoro e quelle di tipo sessuale.

Alcuni datori di lavoro hanno espresso "preoccupazione" riguardo al decreto: Choi Jae-hwang, presidente del Dipartimento delle politiche sociali della Federazione datori di lavoro coreani, dice: "La bozza si concentra in maniera eccessiva sulla protezione, e non distingue fra differenza di atti, come quella riguardo gli stipendi, e la discriminazione ingiusta. Interferirà con la gestione delle industrie".

Secondo altri imprenditori, sono "ridicoli" i venti canoni su cui si fonda il concetto di discriminazione: "Una legge del genere esiste da tempo negli Usa, in Canada o in Inghilterra  - dicono – i criteri si fermano a sei o sette. Venti sono troppi".

Secondo i dati della Commissione, sono "ancora troppi i gruppi che vengono discriminati nel nostro Paese, ma su tutti quelli che soffrono di più sono i coreani della parte nord del confine". Oltre il 67% dei rifugiati nordcoreani in Corea del Sud afferma infatti di essere discriminato "in vari modi" sul posto di lavoro.

La discriminazione nei confronti dei rifugiati ha molte forme. Oltre il 50% dei profughi intervistati sostiene di essere penalizzato sulla retribuzione, mentre il 52,7% dice di non ricevere i corretti avanzamenti di carriera.

Per quanto riguarda i più giovani, il 20% è oggetto di episodi anche violenti di 'bullismo' nelle scuole pubbliche, mentre il 48% degli studenti, per paura di tali atteggiamenti, nasconde la propria provenienza.

Il governo sudcoreano ha una parte importante nel disagio dei rifugiati: il 20% del totale viene molestato da continue chiamate, a tarda notte, da parte degli agenti della pubblica sicurezza ed il 30% si dice "sicuro di essere ancora sotto sorveglianza".

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