Senza alcuna prova, è ancora in carcere la cristiana accusata di blasfemia
di Qaiser Felix
Martha Bibi, arrestata il 22 gennaio scorso, si trova in una prigione del distretto di Kasur. La polizia non ha neanche iniziato le indagini, mentre la sua famiglia vive nascosta per paura di attacchi da parte di estremisti.
Kasur (AsiaNews) – Martha Bibi, cristiana accusata senza prove di blasfemia, è “tuttora detenuta illegalmente in un carcere del distretto di Kasur”, mentre la sua famiglia “è costretta a vivere nascosta per paura di attacchi da parte della comunità musulmana del luogo”. Lo denuncia Shahbaz Bhatti, presidente dell’All Pakistan Minorities Alliance (Apma).
I musulmani del posto, spiega, “stanno esercitando molta influenza sui giudici: dicono che non deve essere liberata, perché se esce di prigione subirà la giustizia del popolo. Inoltre, la stessa comunità cristiana ha visto aggravarsi di molto la propria situazione: si moltiplicano ogni giorno gli atti di discriminazione e violenza contro le poche famiglie non musulmane di Kasur”.
Martha Bibi, che viveva nel villaggio di Kot Nanak Singh, è stata accusata il 22 gennaio scorso di avere fatto osservazioni spregiative e di avere abusato del sacro nome del profeta Maometto. Il marito fa il muratore e ha una piccola attività per il noleggio di attrezzi per l’edilizia, che porta avanti con l’aiuto dalla moglie. Hanno dato a noleggio il loro materiale per la costruzione della moschea Sher Rabbani, ma i costruttori non hanno pagato.
La mattina del 22 gennaio la donna è andata al cantiere nella moschea per chiedere il denaro, ricevendo un rifiuto. Allora ha chiesto la restituzione del materiale ed ha iniziato a portarlo via, ma Muhammad Ramzan, Mohammad Akram e Muhammad Dilbar hanno iniziato a picchiarla. Solo l’intervento di alcuni passanti le ha permesso di liberarsi e andar via.
Durante la notte, l’imam della moschea locale ha accusato Martha di avere pronunciato espressioni blasfeme contro il profeta Maometto e ha incitato i musulmani ad attaccare i cristiani. La donna e la sua famiglia, sentendo queste parole, si sono nascosti presso vicini.
Poi è arrivata la polizia, che ha arrestato Martha e l’ha portata alla stazione di polizia di Changa Manga. E’ stata accusata secondo l’art. 295 C del Codice penale pakistano, la famigerata “legge contro la blasfemia”, che prevede pene molto pesanti (fino alla condanna a morte) per chi offende il Profeta o i testi sacri dell’islam.
Per Bhatti, che segue da vicino la vicenda della donna, sono “diverse” le incongruenze collegate a questo caso: “Dalla presentazione della denuncia, non vi è stata ancora alcuna indagine in merito: questo dimostra come l’accusa sia stata inventata e la legge manipolata. Inoltre, chi ha denunciato Martha non era presente al momento del presunto atto di blasfemia: la sua testimonianza, quindi, non dovrebbe essere neanche presa in considerazione”.
L’Apma “ha presentato una denuncia contro questi abusi ed ha chiesto che Martha venga scarcerata su cauzione. Tuttavia, la situazione rimane grave: anche se verrà rimessa in libertà, infatti, non potrà tornare a casa, dove rischia di divenire un bersaglio per gli estremisti”.
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